Accostamenti di immagini su fondi bianchi che ne esaltano la potenza espressiva.
Materia che si aggrega e si disgrega nel tempo.
Tutto è fatto di particelle, “granelli di polvere che turbinano in un raggio di sole in una stanza buia” (Lucrezio, De rerum natura II, 114-124).
E’ questa la filosofia alla base dei collage di Clare Celeste Börsch, artista nata in Thailandia, ma che ora vive in Germania.
Il suo lavoro è un misto di collage in digitale e analogico ed è una meditazione sulla personale connessione dell’artista col mondo naturale.
“My work is a way for me to understand and communicate my place in the natural world, my own fleeting moment in the kaleidoscopic combinations of cosmic dust and particles, a way to know my primordial self.”
Il suo obiettivo è quello di accostare elementi che nella realtà sono stati separati da una distanza fisica, ma che sono simili nella loro natura intrinseca.
Temi ricorrenti sono il passaggio del tempo, la memoria, la non-permanenza delle cose.
I suoi collage non sono altro che delle rappresentazioni delle esperienze sensoriali dell’artista stessa, misti ai suoi ricordi. Sono la sua percezione del mondo e la memoria che lei riesce a trattenere di quelle percezioni, pur sempre limitate dai nostri sensi.
E’ tangibile, infatti, la dinamicità che emerge da gli accostamenti di immagini che crea, la vita in costante mutamento e movimento.
Ad immagini di elementi geologici e naturali, Clare accosta spesso foto in bianco e nero, aggiungendo così un riferimento alla vita umana e, in particolare, alla sua effimera durata.
L’intenzione dell’artista è quella di mostrare allo spettatore come in realtà questi elementi, apparentemente sconnessi tra loro, facciano in realtà parte di un unico insieme, che tutto nasce e ritorna ad una stessa sostanza.
La poesia dell’invisibile, di infinite ed inaspettate possibilità.
Il rapporto uomo-cosmo è attentamente analizzato attrverso tre step dall’artista.
Il primo è quello che Clare definisce “Sameness“, ossia la consapevolezza che siamo tutti parte di un unico universo, fatti della stessa materia che si aggrega e disgrega, disegnando le nostre vite.
Il secondo step è “Otherness“: l’alienazione dell’uomo, il suo essere altro dal mondo naturale.
In particolare, Clare è interessata alla fenomenologia, filosofia che esamina l’esperienza umana come definita e limitata alla nostra esperienza sensoriale.
Il suo lavoro è consapevole e sensibile alla tensione tra essere parte del mondo naturale e percepire il mondo attraverso sensi limitati.
Siccome tutto è percepito attraverso i sensi, non sarà mai possibile sperimentare un momento nella sua interezza. La percezione umana del mondo e la sua memoria non sono altro che il frutto di una serie di impressioni.
La terza ed ultima sessione è chiamata “The Sea-Bridge” ed ha a che fare con l’ampio vuoto che esiste tra l’essere e il percepire.
I collage di Clare sono un “ponte” tra i suoi occhi e il mondo naturale.
Sono il suo modo di meditare sul suo essere parte dell’universo (sameness) ed essere altro (otherness).
Ma sono anche un modo per far riflettere lo spettatore, anch’egli frutto di una casuale aggregazione di atomi, sul fatto che conoscerà il mondo solo entro la limitata percezione dei suoi sensi, nel breve e fugace periodo di tempo della sua vita.