Torniamo ad occuparci di copertine di dischi, o meglio della commistione tra arte e musica toccabile con mano in quel supporto forse nostalgico, ma più che mai attuale: il vinile. Il produttore italiano di base a Londra Giordano Fiacchini, conosciuto anche con l’alter-ego Luru per le uscite su Nervous Horizon, rilascia il suo secondo EP a nome Bangalore per la nuova etichetta con base a Firenze, la OOH-sounds, diretta da Backwords e Andrea Mi.
Here Comes the Rain, questo il nome del lavoro, è composto da 7 tracce che rappresentano un racconto organico, una sorta di diario di bordo che dipinge in note una visione di “nostalgia futura”. La release è impreziosita dalla cover realizzata da Luca Matti che ci racconta in esclusiva come si è sviluppata e concretizzata la sinergia.
La copertina di Here Comes the Rain è nata da una triangolazione di energie che da tempo circolavano fra me, Pardo Candidate (Michele) e Bangalore (Giordano), e che erano solo in attesa di trovare una ‘congiuntura astrale’ per incontrarsi.
Questo poi è avvenuto nel momento in cui, ognuno utilizzando il proprio linguaggio e all’insaputa dell’altro, perlomeno io, lavoravamo in parallelo su visioni e tematiche molto vicine, simili e in sintonia.
Devo dire che quando Pardo C. e Bangalore mi hanno proposto di realizzare la copertina avevano già le idee molto chiare sul tipo di immagine da utilizzare e in effetti in seguito, ascoltando i brani dell’album e immergendomi nelle sue atmosfere distopiche, mi sono ritrovato improvvisamente dentro ai miei quadri.
Da vent’anni tutto il mio lavoro gravita intorno alla tematica della città e del rapporto ‘simbiotico-conflittuale’ con l’uomo. In questi anni ho affrontato vari aspetti e complessità di questo legame, sotto vari punti di vista e angolazioni diverse, tutte comunque improntate a evidenziarne gli aspetti di tensione, disagio, inquietudine e ossessioni varie. Ho sempre percepito la città come rappresentazione della volontà dell’uomo, manifestazione concreta di un pensiero che ci contraddistingue e accompagna tutta la storia della civiltà umana. Ma in particolar modo la mia attenzione è sempre stata rivolta alla città contemporanea, la metropoli, perché è lì, attraverso la condizione degli uomini che ci vivono che vedo, sento, osservo le trasformazioni che subiscono in un continuo adattamento forzato.
Here Comes the Rain è ‘arrivato’ nel momento in cui lavoravo a una serie di quadri, realizzati col bitume, sul tema del petrolio, l’inquinamento ambientale e in generale sul concetto di crescita e sviluppo umano. Ho dipinto petroliere, piattaforme petrolifere, raffinerie, pompe d’estrazione, devastazioni e brutture varie e seguendo questo percorso sono arrivato a dipingere foreste e giungle apparentemente vergini e primordiali, ma che in realtà sono drasticamente contaminate, radioattive e intrise di petrolio.
Tutto questo combaciava perfettamente con le visioni e le atmosfere evocate nel disco e da questo punto di incontro, attraverso vari steps, siamo arrivati a mettere a fuoco e a identificare quella che poi è diventata l’immagine di copertina. Il risultato finale è l’elaborazione di una piccola porzione di un quadro della giungla, enfatizzato dalla cromia acida e artificiale della serigrafia.