Siamo in piedi di fronte a uno specchio, ma dentro non ci siamo noi. Non funziona il gioco che ci hanno insegnato da bambini: ora c’è specchio–non–riflesso. O meglio: riflesso del vuoto. Cosa (ci) è successo? Ce lo chiediamo davanti al progetto fotografico MeError di Leonardo Magrelli, che fonde la parola inglese mirror con l’errore. Ogni scatto fa incontrare l’autoritratto con la natura morta – entrambi vuoti, però, perennemente in assenza: la collisione è silenziosa e disabitata.
Possiamo continuare quindi a parlare di ritratti? Magrelli, con il formato verticale, ci sta suggerendo di sì. Quello che rappresentano non è il vuoto assoluto: è ciò che realmente esiste ma che non saremmo mai in grado di testimoniare, perché la nostra stessa presenza interferisce con l’immagine, ostacolandola. È proprio il fatto che non ci siamo (più? ancora?) davanti all’obbiettivo a innescare la fotografia di MeError.
Only disappearing, we can observe reality without alterations.
In parte contro la concezione di fotografia come specchio della realtà, Leonardo Magrelli ci rivela che solo con la manipolazione dell’immagine possiamo vedere ciò che con gli occhi e la lente ci risulta irraggiungibile. A volte è la macchina stessa che decide di fare uno sgarbo, come è successo per The Glitch, nato per il capriccio di un giorno. Altre volte, come in MeError, l’assenza umana è programmatica: era già successo con Nobody in Sweden. La cosa mostrata evoca e rimanda sempre a ciò che non c’è: anche quello che è tenuto fuori dallo scatto svela l’intento del fotografo.
Leonardo Magrelli ha una laurea in Design a La Sapienza e al momento studia Storia dell’Arte all’Università Roma Tre. È specializzato in fotografia e in graphic design editoriale. Ha infatti lavorato con Marco Delogu, direttore di Fotografia – International Rome’s Photography Festival ed editore di Punctum Press, per la quale Magrelli ha curato molti dei libri. Grazie alla collaborazione con il grapich e book designer Riccardo Falcinelli, ha iniziato a lavorare con Einaudi, Laterza, minimum fax, Carocci e altre. Dal 2014 ha cominciato a dedicarsi sempre di più alla fotografia, scegliendo di lavorare in proprio. MeError è la sua quinta serie fotografica.