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Laura Lewis è una pluripremiata fotografa nata in Scozia e cresciuta tra l’Inghilterra e il Portogallo, specializzata in ritratti e reportage. Grazie a queste passioni ha girato il mondo collaborando con le più importanti testate giornalistiche e case discografiche.
Ha accompagnato Derwin Schlecker (Gold Panda) in giro per il Giappone, documentando questo viaggio e scattando tutte le foto che accompagnano il suo ultimo album Good Luck and Do Your Best.
Com’è iniziata la tua collaborazione con Derwin?
La manager di Darwin, Gareth, ci ha presentati all’inzio del 2014. Derwin aveva una copia del mio libro, People. Places. Things., che era costituito da una collezione di fotografie che avevo scattato in giro per il mondo durante i miei viaggi. Lui aveva qualche progetto in mente per quello che sarebbe poi diventato il suo terzo album. Mi ha spiegato un po’ le sue idee e mi ha chiesto se volevo andare con lui in Giappone a fotografare alcuni percorsi, e persone, e luoghi e cose.
Good Luck and Do Your Best è il titolo di due lavori: il terzo album di Gold Panda e il libro con le tue foto scattate durante il viaggio in Giappone con lui. Pensi che il tuo modo di guardare la realtà come fotografa abbia influenzato il lavoro di Derwin? o viceversa?
Penso che probabilmente, in qualche modo, ci siamo influenzati l’un l’altra. Per me, vedere il mondo attraverso gli occhi di qualcun altro e documentare la sua esperienza di un luogo è sempre un modo stimolante per esplorare nuovi posti. Derwin ha iniziato a scrivere l’album dopo il nostro primo viaggio in Giappone all’inizio del 2014, e mi mandava tracce e schizzi mentre scriveva. È stato un vero privilegio assistere al processo di produzione musicale. Spesso come fotografo sei coinvolto *dopo* che la musica è stata fatta – per scatti per la stampa o per copertine dell’album o copertine dei singoli. La musica è decisa, registrata e completata. Ma per GLADYB le cose si sono evolute durante un certo periodo di tempo. Siamo andati in Giappone una seconda volta, abbiamo scattato ancora più fotografie. Tornati nel Regno Unito siamo andati in gallerie, abbiamo guardato libri di fotografia, guardato film che ci ispirassero, bevuto un sacco di tè e mangiato un sacco di torte insieme! Il mio compito era quello di realizzare un senso del luogo attraverso la fotografia, e questo è stato quasi certamente aiutato e guidato da un dialogo creativo tra di noi.
Sono molto curioso riguardo il viaggio in Giappone: puoi raccontarci com’è stato? Lo avevate organizzato o è stata qualcosa più simile ad un’avventura? Eravate alla ricerca di persone, posti e atmosfere o stavate semplicemente viaggiando e documentando quanto vedevate?
Derwin aveva vissuto e viaggiato molto in Giappone e ha pianificato alcune tappe. Avevamo alcuni biglietti per il treno ad alta velocità, e alcune idee sui tipi di luoghi che potevamo voler fotografare, ma per il resto ci siamo fatti guidare dalla voglia di viaggiare, spontanea e avventurosa. Abbiamo seguito il nostro naso, vagato per ore, camminando per miglia e miglia lungo un enorme ponte, perdendoci nei sobborghi, viaggiando su treni e metropolitane. Sembravamo attratti dai normali luoghi suburbani. Erano silenziosi e tranquilli e penso che entrambi abbiamo scoperto che ci piaceva la bellezza di cose simili.
Come avete scelto la foto per l’album? Com’è stato questo processo?
L’immagine di copertina è una fotografia che ho scattato a Kyoto durante i nostri viaggi. L’ho fatta con la mia Canon AE1 su pellicola 35mm. Mi sono davvero innamorata del Giappone e sono rimasta impressionata dal Paese – la sua gente, il loro atteggiamento laborioso e l’onnipresente idea di fare del proprio meglio. Nello scatto in copertina c’è una guardia di sicurezza che si china a raccogliere un pezzo di spazzatura da una fila di piante ben tenute. Per me, l’immagine racchiude la nozione di duro lavoro, diligenza e impegno che ho trovato in così tante delle persone che abbiamo incontrato lì. Derwin ha intitolato l’album dopo che un tassista di Hiroshima ci ha salutati con un “buona fortuna e fai del tuo meglio”: le persone che fanno del loro meglio e ce la mettono tutta costituiscono il vero tema di fondo di molte delle fotografie che abbiamo prodotto.
Quando Derwin ed io ci siamo seduti per provare a decidere l’immagine di copertina, abbiamo giocato molto con le inquadrature e con alcune immagini. L’idea di Derwin era quella di incorniciare la foto di copertina in quel modo: la fotografia del paesaggio nella parte superiore del quadrato, con uno spazio bianco al di sotto. L’ho amata non appena l’abbiamo provata. Derwin ha un ottimo occhio per i dettagli e il design, e penso che veda le cose in un modo davvero unico e bellissimo. Non avrei mai pensato di incorniciare una foto del genere ma il risultato è forte ed efficace: Derwin ha davvero un ottimo occhio.
Hai fatto altre collaborazioni con Derwin?
Non ancora! Anche se passiamo molto tempo a bere il tè e a mangiare torte insieme 🙂
Copertina migliore di sempre?
Questa è una domanda molto difficile. Mi viene in mente Spinal Tap, la versione finale di Smell The Glove! Quel film è incredibile e Nigel che dice “none more black” è sempre in agguato da qualche parte nella mia mente.
Penso di aver capito per la prima volta che volevo diventare una fotografa quando ho visto le copertine degli album jazz come Kind Of Blue di Miles Davis Blue Train di John Coltrane. C’è una tale onestà e intimità nell’immaginario, mi fa venir voglia di viaggiare indietro nel tempo e riprendere di nuovo a fumare e perdermi a tarda notte in un jazz bar da qualche parte.
Da bambina ricordo di aver trovato gli album di mia mamma, Relics dei Pink Floyd e Sgt. Pepper dei Beatles. Mi è piaciuto molto il design psichedelico e piuttosto ironico. Negli anni ’90 ho lavorato in alcuni negozi di dischi e ho speso tutti i miei soldi per cose come il cofanetto in edizione speciale di Ladies and Gentlemen We Are Floating In Space (dove ogni traccia è una pillola CD separata e racchiusa in un packaging farmaceutico) degli Spiritualized e il vinile di F♯ A♯ ∞ dei Godspeed You! Black Emperor.
Io e Derwin amavamo e guardavamo la copertina e il design dei Godspeed quando discutevamo di idee diverse per GLADYB. È stato bello rivisitarla e scavare gli inserti: mi è sempre piaciuto il penny schiacciato e le immagini disegnate a mano. Erano come piccoli regali e finestre nel mondo della band.