Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco.
“Exploring Napoli” è un mio personale progetto che ha come scopo quello di svelare ai lettori le più svariate – e spesso sconosciute – forme d’arte, strutture antiche e usanze napoletane.
Napoli non è di certo una città bisognosa di pubblicità, eppure esistono dei lati di essa che persino ai suoi cittadini possono sfuggire, mi calerò quindi – insieme a voi – nei panni di un turista.
La prima grande meraviglia che vi proporrò oggi è la Chiesa di Santa Maria delle Anime del Purgatorio ad Arco, sita in via Tribunali, ideata da una congregazione di nobili nel 1605, per volontà di un’Opera Pia.
La costruzione dell’edificio comincia nel 1616 e vede la sua consacrazione nel 1638; l’intero monumento si sviluppa su tre concetti: nell’ipogeo vi è il cimitero dove le ossa dei cadaveri sono conservate in piccole nicchiette di legno o esposte su altari di famiglia (per i nobili), si ha poi accesso alla chiesa inferiore, detta anche Purgatorio, dove venivano lasciati cadere i corpi defunti da una grata situata lungo la strada e che andavano poi a finire in una botola sottostante. Questa parte dell’edificio è, a mio parere, la più suggestiva.
Sebbene sprovvista di decoro alcuno, l’atmosfera è forte ed impattante, le pareti sono bianche e invase dall’umidità, la morte echeggia ad ogni angolo.
Dopo la purificazione in Purgatorio, l’anima del defunto ha finalmente accesso al Paradiso, ultimo piano della struttura, dove si può ammirare la straordinarietà della chiesa in tutta la sua essenza barocca e dove risiedono i capolavori di grandi artisti dell’epoca:
“Il transito di San Giuseppe” (Andrea Vaccaro 1650)
Sebbene non si sappia granché della vita di San Giuseppe – data la sua improvvisa sparizione ad un certo punto della bibbia – , l’artista ce lo presenta come un esempio di buona morte; si può ben notare, infatti, come l’anima di Giuseppe venga accolta dagli angeli in paradiso, senza dover prima percorrere il purgatorio, ponendosi, in questo modo, come un modello vero e proprio di vita per i fedeli.
“L’estasi di Sant’Alessio” (Luca Giordano, 1661)
Quest’opera vede raffigurato Sant’Alessio, patrono dei pellegrini e dei mendicanti. Vi cogliamo la chiara similitudine delle anime che invocano le preghiere dei propri fedeli, al fine di poter lasciare il Purgatorio ed avere accesso, finalmente, al Paradiso.
È nel presbiterio, infine, che troviamo le maggiori opere raccontarci la storia dell’intero edificio:
Esattamente nell’abside, nascosto dall’altare, è collocato il teschio alato realizzato da Dioniso Lazzaro che, con il velo in testa, sta a rappresentare il pentimento delle anime peccatrici. Le ossa sono poste ai lati per simboleggiare i quattro elementi vitali, mentre le ali dovranno permettere all’anima di elevarsi in paradiso.
Immediatamente sopra al teschio troviamo “La Madonna con le anime del Purgatorio” (Massimo Stanzione, 1638 – 1642), tela in cui la Vergine indica le anime che meritano la salvezza mentre degli angeli prelevano dalle fiamme i corpi nudi, dopo l’approvazione della Madonna.
A sorvegliare l’opera vi è il monumento realizzato da Dioniso Lazzaro dedicato a Giorgio Mastrillo, uno dei più facoltosi finanziatori dell’edificio, il quale guarda la Madonna e indica noi chiedendole di salvaguardare le nostre anime.
All’apice vi troviamo infine “Sant’Anna offre la Vergine bambina al Padre eterno” (Giacomo Farelli, 1670), assistiamo quindi ad un’ascensione: la tradizione vuole che le anime peccatrici soffrano le pene delle fiamme del purgatorio dal lunedì al venerdì, solo di Sabato la Madonna compie la sua apparizione concedendo alle anime due giorni di refrigerio per poi tornare nuovamente a soffrire il Lunedì.
Concludo questo breve sopralluogo virtuale invitando i miei cari concittadini – e non – a visitare quanto prima questo luogo ricco di storia ma soprattutto di emozioni. Sfortunatamente non mi è stato concesso scattare delle fotografie ai particolari più significativi ma spero ciò possa spingervi a scoprirli con i vostri stessi occhi.