Moshe Safdie, nato ad Haifa, Israele il 14 luglio 1938 e naturalizzato canadese, educato alla McGill e professore ordinario del programma di progettazione urbana ad Harvard fino al 1989, probabilmente uno dei nomi più importanti dell’ultimo secolo per quel che concerne l’architettura residenziale.
Tra i suoi numerosi progetti che prendono vita dall’inizio dei primi anni 70, come l’Habitat ’67 a Montreal, passando per Coldspring New Town a Baltimora (Maryland) fino allo Skirball Cultural Center di Los Angeles; l’ Habitat Puerto Rico (San Juan) potrebbe definirsi uno dei più audaci e senza alcun dubbio l’apice massimo della progettazione residenziale su larga scala da parte del maestro Safdie, purtroppo mai portato a termine.
L’intero complesso situato su di una collina di San Patricio, a San Juan, prevedeva quasi ottocento unità abitative arroccate una sull’altra ricreando una sorta di alveare, all’interno del cui complesso erano previste aree shopping, caffè, uffici ed un anfiteatro all’aperto, tutto ciò era accessibile dai vari livelli dell’habitat mediante un articolato sistema di rampe; in particolare grande attenzione fu data ai collegamenti per i veicoli che non avevano alcun accesso alla parte interna, ma in compenso erano obbligati a sostare nella zona ipogea del complesso, proprio al di sotto dei moduli abitativi. Sostanzialmente una alternativa valida per preservare la vegetazione naturale all’interno dell’imponente struttura.
Le particelle abitative avevano uno sviluppo medio di 40 metri quadri, solitamente in duplex, esse erano dei moduli prefabbricati per le quali era previsto il trasporto fino al sito di costruzione, già completamente assemblate e pronte per essere posizionate tramite una gru.
Nessuna delle unità aveva il layout simile ad un’altra, infatti la combinazione degli spazi vitali risultava completamente diversa e gestita in modo che ognuna di esse potesse garantire la privacy acustica e visuale.
A completare il modulo, per ognuna di esse, era prevista una terrazza privata parzialmente coperta dallo sbalzo dell’unità sovrastante.
Il progetto inziato nel 1971, non arrivò mai al suo sviluppo completo a causa di un mancato supporto economico da parte del governo, e fu abbandonato con la posa di soli 30 moduli sul sito, forse mai realmente apprezzato per la sua potenza architettonica, come dimostra una vignetta satirica del ’69.