Morena Beatrice Mennella è una giovane donna che studia Architettura alla Federico II di Napoli. Il suo alterego si chiama Moreen, è da sempre innamorata dell’arte ed impegnatissima tra mostre ed esposizioni. Questa settimana abbiamo avuto il piacere di incontrarla per poterle fare qualche domanda.
Chi è Moreen? Come è nata e come è cresciuta?
Moreen è, diciamo, il mio alter ego, non lo definirei un semplice nome d’arte, è come se fosse una parte di me, l’altra mia metà. È nata durante il mio percorso di studi. Mi è sempre piaciuto il disegno fin da quando ero piccola e ho cercato di improntare i miei studi proprio sull’arte. L’idea di frequentare un liceo che non fosse quello artistico Statale di Napoli per me non era assolutamente concepibile e durante il mio percorso di studi ho preferito specializzarmi in architettura e progettazione. Sono attualmente iscritta alla facoltà di Architettura presso l’università Federico II di Napoli. Forse proprio questo mi ha aiutato a far “nascere” Moreen, l’aver deciso di non frequentare corsi accademici di pittura, non facendomi indirizzare da corsi e professori. Diciamo che nasce come esigenza di dare forma alle mie emozioni, a ciò che ho vissuto e che vivo, per esprimere tutto ciò che considero il mio mondo.
Cos’è per te l’arte? Cosa non lo è.
Questa è davvero una bella domanda, purtroppo non mi piace giudicare ma si deve avere una propria opinione. Dal mio punto di vista l’arte può fare capo a tante cose, il puro piacere visivo, l’estetica, il desiderio di esprimersi ma a mio avviso quello che è fondamentale è la ricerca che c’è da parte dell’artista nel fare la propria arte. Il percorso, lo studio, il processo artistico, quello che esprimono per l’artista stesso ma sopratutto quello che riescono a dare alle persone che guardano le opere. Infatti sono una grande oppositrice di quella che viene chiamata arte concettuale, quella che non arriva alle persone. Mi piace chiamarla “arte per intellettualoidi”, per le persone che solo leggendo una descrizione o conoscendo la biografia dell’artista possono “capire”, ammesso che ci sia da capire, cosa l’opera vuole descrivere. Per me l’arte deve parlare da sola, deve suscitare emozioni, paure, bellezza, gioia a primo impatto, facendo usare la testa alle persone, facendole ragionare per avere una propria idea. Per farti un esempio, nel medioevo l’arte era il mezzo della chiesa per impaurire i fedeli, la gente non era alfabetizzata ed il disegno era il modo diretto per esprimere il sentimento della paura e della soggezione. Tutti hanno il diritto di apprezzare l’arte e di ricevere le emozioni che l’arte gli da, qualunque esse siano.
Parlaci delle “Rosse di Moreen”.
Le Rosse, le mie adorate Rosse. Sono il mio modo di esprimermi, di raccontare alcune mie esperienze e miei sentimenti. C’è sempre un tono autobiografico in tutte loro, parlano sempre di qualcosa di me, forse questo rientra nella vena narcisistica degli artisti, ma, come ho detto prima, è il mio modo di aprirmi al mondo, di raccontare di me attraverso quasi dei simboli. Anche i titoli sono di fondamentale importanza, sono tutti titoli o parti di testo di canzoni che mi hanno ispirato a produrre quella determinata opera.
Quali sono i tuoi soggetti preferiti?
I miei soggetti preferiti sono ovviamente le donne, sono una presenza perenne della mia vita. Vengo da una famiglia che si potrebbe definire matriarcale. La mia nonna materna è sempre stata per me una figura di riferimento, la donna indipendente e lavoratrice che ha cresciuto una grande famiglia, mia madre è la terza di tre femmine, proprio come me e, volendo abbondare, mio padre ha cinque sorelle. Diciamo che da questo forse deriva la mia “ossessione”, sono sempre stata circondata da donne.
Sembrano simili, quasi uguali, ma in realtà sono tutte diverse. In base a cosa scegli le tue modelle?
La scelta delle modelle è sempre un momento ostico per me. Quando voglio incominciare un nuovo lavoro, cerco un ideale di bellezza mio. Quello che cerco nelle ragazze/donne è un atteggiamento, uno modo di porsi che sia in grado di catturare, di ammaliare chi guarderà il futuro quadro. Sono indubbiamente tutte bellissime ragazze, con un fisico mozzafiato, i miei amici spesso mi chiedono di presentargliele, ma non credo che sia quella la cosa fondamentale. Io ho ovviamente dei canoni di bellezza che mi piace e voglio rispettare, ma gli occhi, gli sguardi e le espressioni del viso sono una base fondamentale del mio lavoro. L’espressività dice tutto di una persona e di quello che è e che prova. Puoi essere la più grande strafiga dell’universo, ma se ti trovo a mio parere inespressiva è alquanto difficile che possa farti un quadro.
Hai mai pensato di ritrarre un uomo?
Sinceramente no, cioè, non mi passa proprio per la testa questa opzione. Trovo che la donna sia il canone di bellezza visivo massimo ed inarrivabile per l’uomo. Le forme di una donna per definizione rappresentano la sensualità e la delicatezza. Le forme maschili mi risultano ostiche da disegnare e anche solo da immaginare. Poi uno dei miei obiettivi fondamentali è quello di scindere la sensualità dalla sessualità, la famosa donna oggetto sessuale. Odio questa definizione, e odio tutto quello che c’è dietro a questa definizione. Trovo, e spero, che le donne che ho dipinto insieme, facciano trasparire un ideale di bellezza, di amore, di passione, e non frasi volgari di cui non sto qui a raccontarvi.
Nei tuoi quadri si intravede una certa passione per l’illustrazione e il fumetto. Da dove nasce l’ispirazione?
La cosa divertente è che non apprezzo tantissimo la pop art ed il fumetto, non sono mai state delle mie passioni forti. Mi diverte però che la mia arte venga accomunata a questa corrente pittorica, involontariamente da me. I miei riferimenti fin dal liceo, l’arte che mi ha sempre appassionato ed emozionato è il tratto forte e marcato dell’espressionismo tedesco di Kirchner, le finissime e delicate donne dell’art noveau di Mucha e quelle più marcate di Klimt. Per parlare di qualcosa di più contemporaneo ho una passione sfrenata per le serigrafie di Malleus, anche loro molto legati alla donna. Penso di poter dire che il mio stile nasce dal bisogno di rappresentare nel modo più diretto, pulito e preciso possibile. Non sono una grande fan di tutto ciò che è troppo arzigogolato e meramente decorativo, infatti, dalle mie prime produzioni ad oggi, si nota proprio una ricerca verso la semplicità, ho abbandonato gli sfondi più ricercati e decorati per concentrarmi meglio sulla figura chiave dei miei quadri, le donne.
Rosso e Celeste, con forti contorni neri. Quanto credi nella forza del colore?
Tantissimo. Il colore è fondamentale, è esso stesso, secondo me, a definire di per sé uno stato emotivo. Studiando la teoria del colore al liceo questo input formale di studio mi è rimasto dentro, le differenze tra i colori caldi e quelli freddi, le sensazioni che già solo la loro tonalità riesce a produrre sulle persone. Uno sfondo azzurro, distaccato dalla figura, che rappresenta per me un non-luogo in grado di non far fissare le figure nello spazio e nel tempo, rende, a mio avviso, i soggetti eterni. I toni caldi della pelle e del rosso, per attirare l’attenzione, per rendere i soggetti vivi e quasi reali; i contorni neri per delimitare tutte le parti, per poi fonderle insieme nella composizione totale.
Morena e Moreen, due anime appartenenti allo stesso corpo. Qual è la loro massima aspirazione?
La mia massima aspirazione è quella di portare in giro la mia arte, a tutti, sopratutto ai giovani. Non sono una grande ammiratrice delle gallerie d’arte, li trovo dei luoghi elitari e questo non fa parte della mia filosofia di rendere l’arte apprezzabile da tutti, ma ammetto che hanno comunque il loro fascino, seppur il loro prezzo. Vorrei cercare di lasciare aperte tutte le strade. Adoro organizzare mostre nei locali in modo che tutti, gratuitamente, possano prenderne parte. Per me sono dei bellissimi momenti di aggregazione. Di mio, partecipo a qualsiasi cosa mi venga offerta: mostre, vernissage, festival, mercatini e chi più ne ha più ne metta, ho anche creato una collezione di segnalibri e stampe con i soggetti dei miei quadri, un modo molto più accessibile in termini di dimensioni e di prezzo per poter avere una riproduzione delle mie opere. I locali si devono aprire all’arte ed è sempre bello vedere che le persone apprezzano il mio lavoro supportandomi e proponendomi di organizzare una mostra; dall’altro lato suggerisco agli artisti emergenti di non essere spocchiosi e limitativi, di cogliere le occasioni che vengono proposte e di essere, sopra ogni cosa, umili. Il solo fatto di produrre arte, a mio avviso, non dà diritto a qualsiasi pretesa. Siamo comunque giovani che fanno il possibile per portare in giro la propria arte.
A cosa stai lavorando? Hai progetti futuri?
Per quanto riguarda i progetti futuri sono pochi ma buoni: sul lato artistico, al momento, sto lavorando ad un nuovo quadro, un bacio tra due donne ispirato alla canzone “I appear missing” dei Queens of the Stone Age, spero di finirlo il prima possibile per poterlo esporre alle prossime mostre che sto organizzando in questo periodo a Napoli ma di cui non posso parlare perché sono ancora in work in progress. Sul lato universitario mancano, finalmente, solo quattro esami, quindi la tanto agognata laurea si avvicina. Sono consigliera dell’associazione “Cremano Giovani” di San Giorgio a Cremano e proprio in questi giorni stiamo organizzando un Festival delle arti aperto a tutti i giovani, che si terrà a villa Bruno il 15 giugno. Con l’esperienza di questi anni ho imparato ad allestire ed il festival è una grande sfida in quanto curo tutte le sezioni sulle arti visive: pittura, grafica, fotografia e scultura. Speriamo bene per tutto insomma!
Biografia.
Morena Beatrice Mennella, in arte Moreen, nasce a Napoli il 12 Settembre 1989. Frequenta il Liceo Artistico Statale di Napoli dove si diploma a pieni voti nell’anno 2006/2007 e attualmente frequenta la facoltà di Architettura della Federico II di Napoli. Dopo gli studi del liceo abbandona la pittura per qualche anno, sia per dedicarsi allo studio universitario, ma soprattutto a causa della perdita del suo professore di pittura Pasquale Coppola che negli ultimi tre anni di liceo le insegnò ad “osare”, come diceva sempre ai suoi allievi. Riprende a dipingere quasi per caso ne 2009, quando un’amica le chiede una copia di un Malleus su un foglio di carton plum avanzato da un esame.
Riprende i colori ad olio in mano, il profumo dell’olio di lino, la sensazione dei pennelli, il loro controllo.
Comincia a produrre delle copie per gli amici dove però mette sempre un suo tocco personale, cambia delle parti, alcuni colori e pian piano ricomincia a prendere la mano, fino a quando la stessa amica che le chiese il primo quadro, la sprona a lavorare su soggetti personali.
Incominciano così le prime mostre, grazie all’aiuto di amici che la presentano in alcuni locali della provincia di Napoli e l’incontro con persone disponibili che hanno sempre apprezzato il suo lavoro ed il suo modo di lavorare, aiutandola a farsi conoscere.
I lavori di Moreen sono richiestissimi e hanno già un loro mercato avviato, nonostante la giovane età dell’autrice. Apprezzatissime sul web, molte opere esposte in passato sono state acquistate da appassionati e collezionisti, e altre sono costantemente in mostra sul territorio. Oltre alle opere vere e proprie, Moreen ha presentato la sua collezione di segnalibri e stampe, riproduzioni parziali delle migliori opere, che però rappresentano qualcosa in più per i fan: piccoli tasselli di mondi interiori.
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