Abbiamo incontrato Salvatore Donatiello, performer emergente, e la sua visione animalesca dell’arte ci ha molto colpito, così ci siamo fatti spiegare un po’ le sue ispirazioni, i suoi idoli, i suoi progetti e la sua arte.
Il performer ha elaborato la scuola di pensiero di Marina Abramovic, che vede il corpo come oggetto fondamentale delle sue performance, e quella dell’artista tedesco Johannes Deimling che adopera oggetti quali frutta fresca e pane durante le sue esibizioni come satira sociale.
L’arte di Donatiello è da lui considerata “situazionista” nel senso più stretto del termine. A seconda del momento, a seconda del suo umore, a seconda dell’ispirazione e dell’empatia con il pubblico, egli cerca il coinvolgimento totale dei sensi, creando perturbamento nello spettatore. Le performance divengono mezzo di divulgazione di ideali, di critica politica e sociale. Con la sua arte dissacrante, distrugge l’immagine ideale della comunità.
Tramite l’uso di oggetti simbolici quali bambole, terra, vino, armi e violenza, si contorce in una selvaggia danza distruttiva, poco lucida e consapevole a tratti. Forte in lui è il legame con la terra, il rapporto alterato tra natura e uomini e tra uomini e suoi simili.
Prediligo il momento creativo ed effimero, perché critica ad una società mai presente e sempre distratta. Il mio intento è quello di liberarmi dalle sovrastrutture culturali, creandone intorno a me sempre di nuove, offrendo allo spettatore una visione cruenta delle stesse.
Salvatore Donatiello è l’incarnazione dell’artista muto, che esprime la sua idea e la sua umanità, non tramite la parola, ma il più istintivo gesto, tale caratteristica lo inserisce nel panorama degli artisti più genuini e anche più incompresi.