Ocean Beach, New Jersey, è la protagonista dell’ultimo lavoro di Douglas Ljungkvist.
Svedese ma adottato nel quartiere di Brooklyn, New York, Ljungkvist è particolarmente guidato dal senso di bellezza e amore che certi posti suscitano in lui.
Le forme e i colori prima di tutto. Le sue foto si distinguono per la loro forte componente geometrica, sono insieme di linee e forme ben definite che difficilmente distraggono l’osservatore.
L’atmosfera e lo spazio sono i due importanti aspetti del suo lavoro, che lui definisce come “a study in form, space and color, with subtexts of time, memory and identity”.
Ad Ocean Beach, ci era stato nei primi anni novanta, quando ancora non era interessato alla fotografia. Nel 2009 visita di nuovo questo posto, e capisce subito che sarebbe diventato protagonista di un nuovo progetto.
Le foto scattate da quel momento in poi stupiscono per le forti cromie e le prospettive mai scontate. Il fotografo, attratto principalmente dal colore e dagli spazi, immortala le perfette simmetrie di questa graziosa e tranquilla meta turistica. Qui il tempo sembra essersi fermato ai favolosi anni 50. Douglas scatta esterni ma soprattutto interni, dove si occupa di scegliere corners molto semplici in cui solo la forza dei colori delle tappezzerie e di pochi oggetti assumono il potere di incantare lo sguardo e rimandare la mente a ricordi remoti.
Il panorama cambia dopo il 2012, a seguito del devastante Uragano Sandy. Il fotografo decide di non chiudere il suo progetto, ma di continuare a scattare immagini. Le case ora sono accartocciate, da rifare completamente. I colori accesi dei primi scatti diventano tetri e tristi. Il sole è scomparso, al suo posto un mero grigiore. I meravigliosi arredi delle piccole case di vacanza sono stati rovinati dall’aggressiva tempesta.
Con queste foto Douglas ha saputo fermare il tempo e rendere certi posti eterni, come non sono nella realtà, inevitabilmente dipendente dall’imprevedibile natura.
Ora Ocean Beach è diventato un libro.