Paul Chan è originario di Hong Kong, nato nel 1973, vive e lavora a New York.
Definirlo un artista visivo può risultare riduttivo e poco esplicativo. Chan è un artista a tuttotondo che riesce impeccabilmente a coprire gli ambiti più disparati. La sua esplorazione dell’arte parte dal fotogiornalismo e dal disegno per estendersi alla scultura e alle proiezioni video, all’animazione e alla letteratura, alle installazioni e alla tipografia.
Il lavoro di Chan si veste dei temi importanti della letteratura, della religione e della filosofia antica e contemporanea, rievocando un passato non troppo distante dal nostro presente.
Le sue opere appaiono semplici a prima vista. I colori luminosi, tipici dei suoi lavori di animazione digitale, e il movimento, tratto distintivo delle sue installazioni, in realtà, sono un ottimo punto di partenza per un viaggio che parte al di fuori di noi ed entra in quelli che sono i meandri della nostra coscienza.
La sua arte si vive e si percorre, è un’arte che provoca soggezione e al tempo stesso paura. Una storia raccontata da un narratore, Paul Chan, in cui l’ambivalenza fa da sovrana.
Capace di questa dote, per completare le sue opere, Chan sceglie anche titoli altresì forti ed importanti, quasi come se sottintendessero delle profezie.
Nelle sue personali, spesso gli spazi vengono divisi in base alla sensibilità e al crudo realismo dei suoi lavori, apparentamente semplici ma che nascondono in modo velato varie sfaccettature dell’animo.
Le ambivalenze presenti nella sua produzione sono veri e propri ossimori tematici come cielo e terra, il qui e l’aldilà, il sogno di un mondo alternativo e la realtà del nostro.
L’intento di Chan è creare disagio. L’arte diviene il mezzo attraverso il quale l’uomo riesce a confrontarsi con la sua realtà. Le sue personali sono da considerarsi dei veri e propri percorsi di crescita, di nuove consapevolezze.
La sua arte ha intenzione non di cambiare ma di farci conoscere.