Erik Johansson è un fotografo svedese che non immortala scene di vita quotidiana, ma idee.
I suoi lavori sono frutto di un lungo processo di studio degli ambienti e dei materiali. La foto come prodotto finito è un insieme di immagini scattate in diversi momenti e poi riunite per ricreare una realtà capovolta e surreale. Egli si definisce con consapevolezza un “ritoccatore” nel senso che adopera una pesante postproduzione alle sue opere.
Fin da bambino in lui è presente grande interesse per il disegno, per la tecnologia e per i computer. In età adulta ed in modo del tutto autonomo, Johansson varca le soglie di una fotografia che sembra pittura.
Gli ambienti che lo ispirano sono quelli a lui noti, gli spazi aperti e selvaggi che ricrea fedelmente nel suo studio in un set in cui le cui sagome sono scabri elementi di cartone e plastica resi magici dal pennello invisibile di Photoshop.
La sua è una fotografia delle illusioni realizzate nel modo più realistico possibile. Dice di ispirarsi a Magritte da cui prende l’ironia ed i colori. Ciò che affascina della sua opera è la capacità immaginativa, la ricchezza dei dettagli, la convinzione dell’esistenza di un mondo parallelo che fa capolino nella realtà.
Nella sua opera sono classificabili anche lavori volti alla creazione di ambienti tridimensionali per fini pubblicitari.
La frase che più lo caratterizza è “Inspiration is everywhere and what you can imagine is what you can create” e osservando le sue fotografie ci rendiamo conto che di questo slogan Erik Johansson ha fatto uno stile di vita.