Fino all’Ottocento il territorio delle Alpi è stato protagonista di diverse leggende. Sul mito di queste altissime montagne rocciose che marcano il confine dell’Italia, si reggevano storie di fantastici abitanti diabolici che vivevano al di là del mondo civilizzato della pianura.
Solo dopo il XIX secolo la montagna comincia ad allontanarsi dal concetto di “ostacolo” assumendo un’accezione positiva: distraendo l’uomo dal caotico tran-tran quotidiano, diventa un ottimo terreno di ispirazione per i poeti romantici.
Oggi, sulle basi della grande storia che si cela dietro le origini delle Alpi, il fotografo Luca Prestia ha voluto interrogarsi sull’attuale ruolo che queste montagne hanno finito per assumere.
Prestia è un fotoreporter italiano i cui lavori sono stati pubblicati in diverse riviste italiane.
Questa volta la sua inchiesta fotografica “Disappeared” è composta da numerosi scatti che ritraggono le imponenti cime, innevate e non, in diverse stagioni dell’anno e in particolari prospettive.
Le fotografie di Prestia rappresentano un ottimo documento per comprendere al meglio il rapporto ad oggi esistente tra uomo e natura.
Ad essere inquadrate non sono solo le lunghe ed infinite distese verdi e gli altissimi picchi montanari, ma anche le “tracce” che l’uomo lascia dietro di sé.
Gallerie, auto parcheggiate, cancelli, casette di legno, strade sterrate e gli immensi tralicci per la distribuzione dell’energia elettrica rappresentano la macchia indelebile del passaggio dell’uomo.
Quando la neve si scioglie, tracce di alberi tagliati e rifiuti appaiono davanti ai nostri occhi raccontandoci della brutalità dell’essere umano.
Le foto di Luca Prestia sono “nude e crude”. Semplici e dirette colgono in maniera oggettiva ciò che ciascuno di noi può notare durante passeggiate in montagna. Parlano della natura, ma soprattutto dell’uomo e della sua dura contaminazione che parte dal passato e continuerà nel futuro.
Sta a chi osserva trarre una somma dalle riflessioni.