Il composto è realizzato con cannucce di plastica saldate a caldo attraverso un processo che è allo stesso tempo high-tech e artigianale. Sfruttando le proprietà del polietilene, le cannucce si aggregano e, senza bisogno di alcun agente legante, diventano un materiale omogeneo e leggero ma allo stesso tempo resistente e autoportante, dotato di qualità estetiche e della capacità di interagire con la luce. In primo luogo è stato messo a punto il processo di assemblaggio, testando il materiale ottenuto in maniera rigorosa, con l’aiuto di un ingegnere strutturista, un professionista dell’illuminazione e un esperto di robotica. Sono stati realizzati prototipi in diverse scale e forme che ne sperimentassero le possibili applicazioni. In seguito è stata individuata una tecnica di produzione che ne ottimizzasse i tempi di realizzazione: quest’ultima avviene sia tramite l’utilizzo di macchinari di fusione automatizzati e matrici progettate in modellizzazione 3D, sia a mano, nel caso di pezzi unici di piccole dimensioni.
Grazie alle sue caratteristiche, Straw-k si presta a molteplici utilizzi, stili e dimensioni. I primi esemplari in scala 1:1, 250 000 cannucce assemblate in installazioni di 12 metri quadri di superficie totale, sono stati esposti nella hall dell’ESA di Parigi a giugno 2013, dove per dieci giorni gli studenti hanno potuto testare le qualità del materiale sotto forma di arredi in bianco e nero adattati alle gradinate della hall. In seguito, le designers sono state insignite del Young Talent Prize all’Africa Design Award 2014 e sono arrivate finaliste al concorso internazionale Tex-Fab Plasticity, dove hanno presentato il prototipo a grande scala Viscoplasty, realizzato interamente con robot industriali e ideato per interventi sulla scala architettonica.
Lo scorso 19 marzo, Alexandra e Sofia hanno avuto modo di presentare Straw-k’Art, l’ultima declinazione delle potenzialità di Straw-k sperimentata, a Rabat, in Marocco, in occasione degli Africa Design days, fondati dal designer Hicham Lahlou. I pezzi prodotti saranno ancora visitabili a Rabat dal 20 marzo al 17 maggio e a Casablanca dal 22 maggio al 19 luglio. Stra-k’Art consiste in esemplari di piccole dimensioni, nati con l’intenzione di essere degli oggetti d’arte, da esporre eventualmente a casa propria. Ciascun oggetto nasce con lo scopo di strappare all’osservatore un sorriso e s’ispira ironicamente alle icone più o meno amate della nostra società, reinterpretati con colori sgargianti, in maniera un po’ pop, a tratti naïf. Se non fosse chiaro a prima vista, i titoli assegnati esplicitano delle associazioni di personaggi che hanno guidato la composizione, per cui Pikachu si maschera da tartaruga ninja, un coloratissimo Mikey Mouse allo specchio allude in realtà al cantante Stromae, l’uccellino di Twitter esce a cinguettare fuori dalla gabbietta, Milla Jovovich alias Leeloo de “Il quinto elemento” ci rivolge il suo sguardo assorto da un quadro a pallini, vagamente memore dei fumetti ingranditi nelle opere di Lichtenstein.
Se questi ultimi interventi non arrivano forse a trasmettere le stessa rilevanza della materia percepibile nelle installazioni a grande scala, è interessante come le due “digital craftsman” – come amano definirsi – facciano esperimenti sullo stesso materiale per metterne in evidenza le infinite possibilità:
“Ci piacerebbe moltissimo progettare opere luminarie o degli interni, tipo quello di una boutique. A breve disegneremo degli esemplari da arredo, mischiati anche ad altri materiali e continueremo a sviluppare Straw-k’Art e ad esplorarne tutti i limiti. Inoltre proveremo ad utilizzare anche dei tubi con sezioni più grandi, per poter realizzare delle installazioni di dimensione maggiore.”
The compound is realized with drinking straws melted together through a process which is at the same time high-tech and artisanal. Thanks to the intrinsic properties of polyethylene, the straws are assembled without any binding agent and become an homogeneous and light material, but resistant and self-bearing at the same time, in addition to having aesthetical qualities and been able to interact with light. In the first place, the assembly process was developed by testing the material very rigorously, with structure engineers, lighting professionals and experts in robotics. Several prototypes have been realised in different scales and forms, in order to test any potential application. The second step was to find a production technique that could optimize times and results: the realisation process is both automatic, thanks to robots and 3d-modeled moulds, and handmade, in the case of small unique pieces.
Thanks to its characteristics, Straw-k lends itself to various uses, styles and dimensions. The first examples in 1:1 scale, 250 000 straws melted together in installations covering up to 12 square meters, were exposed in the hall of the ESA in Paris in June 2013, allowing students, for ten days, to test the qualities of the material shaped as black and white furniture modelled upon the steps of the hall. Subsequently, the two designers won the Talent Prize at the Africa Design Award 2014 and were finalist to the international competition Tex-Fab Plasticity, where they presented Viscoplast, a big scale prototype completely made by industrial robots and conceived for architectural scale interventions.
On the 19th of March, Alexandra and Sofia had the opportunity to show for the first time their last experimented invention, Straw-k’Art, in Rabat, Morocco, during the Africa Design days, founded by Hicham Lahlou Designer. It’s possible to visit the exposed pieces in Rabat from March 20th to May 17th and in Casablanca from May 22th to July 19th. Stra-k’Art consists in small dimensions models, born with the intention to be art objects, to eventually expose in one’s home. Each object is designed in fact in order to let people smile, so it is ironically inspired by more or less loved icons of our society, that are reinvented in bold colours, in a slightly pop, almost naïve style. If it wouldn’t be clear at first glimpse, the chosen titles express the characters association which drove their composition, so that Pikachu is Turtle, an extra-coloured Mikey Mouse at the mirror hints at the singer Stromae, the Twitter bird come out of his cage to ‒ needless to say ‒ twitter, Milla Jovovich alias Leeloo in “The fifth element” addresses to us her absorbed gaze from a picture of dots, vaguely mindful of some Lichtensten’s.
Is these last interventions do not succeed maybe in conveying the same significance of the material that one can perceive in big scale installations, it’s remarkable how the two “digital craftsman” ‒ as they are used to define themselves ‒ would do experiments upon the same material in order to put in evidence its endless possibilities:
“We would really like to design lighting works or interiors, such as a boutique. We will soon draw some pieces of furniture mixed also with other materials, and we’ll keep on developing Straw-k’Art and exploring its limits. We will also try to use plastic tubes with bigger sections, so to realize bigger installations.”