Dal 25 Aprile al 31 Agosto 2015 il Museo MADRE di Napoli avrà il piacere di ospitare la mostra del noto artista francese Daniel Buren, Come un gioco da bambini, lavoro in situ, 2014-2015, madre, napoli – #1 a cura di Andrea Viliani e Eugenio Viola.
L’artista ha ancora una volta dimostrato la sua capacità di rendere opere fortemente concettuali tramite il dialogo tra le installazioni e lo spazio in cui sono accolte. Daniel Buren, che fin dagli esordi ha dimostrato la necessità di esprimersi tramite colore e geometria, adoperando stoffe dalle trame inconfondibili, ha progressivamente sviluppato le sue istanze artistiche fino alla creazione di lavori strettamente site-specific in cui le geometrie si associano a valenze architettoniche e colore, definito dall’artista come “elemento più profondo ed essenziale nel campo delle arti visive, volto alla creazione di energia cromatica e percorsi visivi“.
La sala al piano terra del museo, Repubblica_MADRE, sarà trasformata in un enorme spazio ‘giochi’ in cui cerchi ipnotici, su cui sono apposte a mo’ di tratto distintivo dell’artista le righe 8,7 cm, archi colorati, torri cilindriche, basamenti quadrati, timpani triangolari, collocati in modo simmetrico, andranno a rivestire perfettamente le pareti della stanza in un’armoniosa e fantasiosa commistione tra realtà ed immaginazione, in una sorta di meta-architettura. Lo spettatore interagente sarà chiamato a passeggiare in una città in miniatura colorata e psichedelica, impregnata della poetica dell’artista; il saper creare un legame imprescindibile tra spettatore e opera. Infatti la mira di Buren è proprio ‘celebrare la relazione fra il museo ed il suo pubblico, tra l’istituzione e la sua comunità’. Lo stesso artista ha collaborato per la realizzazione del progetto con l’architetto Patrick Bouchain, per assicurare una percezione vitale dell’ambiente, che si trasforma agli occhi del passante assumendo qualità performative.
Il noto artista francese, già legato artisticamente all’ambiente napoletano con operazioni in situ quali quella del 2008 nella Galleria Trisorio, sembra richiamare a pieno la necessità di ricreare un senso di appartenenza perduta al luogo, quale quella del MADRE al limite tra il quartiere Sanità ed il quartiere Mercato, reti di cultura popolare e di bellezze storiche in cui l’arte contemporanea ha dovuto imparare ad esistere e resistere.