Artificial Killing Machine è l’installazione creata da Jonathan Fletcher per sensibilizzare sul problema delle vittime dei droni negli attacchi di guerra.
L’opera attinge dal database dell’esercito USA e – nel momento in cui si verifica un attacco drone – la macchina si attiva ed esplode un colpo di pistola (giocattolo) per ciascuna delle persone colpite.
Visto che i dati ufficiali non sono poi chissà quanto attendibili, Artificial Killing Machine utilizza anche The Bureau of Investigative Journalism’s “Drone War” che afferma di coprire tutti gli attacchi realizzati in Pakistan, Yemen e Somalia. Nel caso in cui l’attacco non colpisca solo civili, o che qualcuno di questi sia colpito solo parzialmente, la macchina rilascia una sorta di scontrino con i dettagli dello scontro. Col passare del tempo gli scontrini si accumulano sul pavimento lasciando allo sguardo la strana sensazione riguardante un mucchio di pezzi di carta accasciati al suolo da dover buttare come fossero spazzatura.
E arriviamo all’interazione passiva dello spettatore: una sedia è posizionata vicino l’installazione. Ogni visitatore può sedersi e guardare la macchina all’opera. Per citare le parole del suo ideatore:
A single chair is placed beneath the installation inviting the viewers to sit in the chair and experience the imagined existential risk.
Il rischio in questione è che sfugga l’umanità di un attacco e che tutto diventi solo un comando da dare a distanza ad una macchina.
Artificial Killing Machine fa proprio questo, rende più tangibili queste morti altrimenti relegate a meri numeri statistici.