Con l’avvento degli anni 70 i prodotti stereotipati, impersonali, identici gli uni agli altri vennero sostituiti da una maggiore libertà di espressione nei meccanismi di produzione, gli oggetti si distinguevano tra di loro per forme, dettagli e colori.
Col tempo, oggi, si è giunti ad una soluzione piuttosto consolidata, l’idea di un artigianato che possa utilizzare anche i processi industriali e le nuove tecnologie studiate nel corso degli anni: l’artigianato digitale.
L’artigianato digitale utilizza le nuove strumentazioni elettroniche per la produzione rapida di oggetti in serie variata. Si parla di “artigianato 2.0”, controllato da software in grado di inglobare le complesse tecniche del progettare al computer e l’atto della produzione. Questa tecnica viene chiamata rapid manufacturing ed è grazie ad essa che viene progettato e creato il vaso Mikado di Cynthia Viale, per Industreal. Fa parte della Collezione In dust we trust del 2004.
Il vaso è stato realizzato a partire da una massa polimerica in polvere successivamente saldata da un laser che la colpisce seguendo la sagoma dell’oggetto progettato in tre dimensioni, rendendolo dunque solido.
I principi seguiti da questa tecnica sono un’evoluzione di un’altra sfaccettatura dell’artigianato digitale, la prototipazione rapida (rapid prototyping) che permette, grazie ad un processo di stampa tridimensionale, di creare prototipi del prodotto e poterne verificare tutte le dinamiche e anche la fattibilità industriale.
Con il processo del rapid prototyping si possono creare i più diversi oggetti senza preoccupazioni riguardanti un’eventuale complessità della forma.
Si parte dalla progettazione mediante un software di tipo CAD 3D, il modello virtuale viene poi suddiviso da un altro software in strati di circa 0,2 mm che vengono inviati ad una macchina che li riproduce in tre dimensioni unendo i vari strati e saldandoli tra di loro attraverso un raggio laser.
È chiaro che ormai, grazie al modello matematico, è possibile ogni tipo di tecnologia.