Dal 29 Ottobre 2015 la Burning Giraffe Art Gallery di Torino ospiterà la seconda personale di Anna Capolupo BerlinoNowhere. Inconscio metropolitano vol. 2. La mostra è il secondo di due capitoli di una rassegna pittorica sugli spazi dell’Inconscio metropolitano, il primo dei quali è stato presentato nel giugno 2014, sempre da Burning Giraffe Art Gallery. In mostra sarà presente il catalogo TorinoBerlinoNowhere, edito da PRINP, che comprende entrambi i capitoli del progetto. La mostra fa parte degli eventi delle rassegne Torino Incontra Berlino e ContemporaryArt del Comune di Torino.
Attraverso l’esposizione di 17 opere di varia forma e dimensione ma di simile impatto stilistico e forza rappresentativa, la Capolupo traccia la sua visione dei non luoghi metropolitani della capitale tedesca legati ai suoi ricordi e a quelli del rimosso cittadino e popolare. Gli ambienti scabri ed abbandonati a se stessi sono suggestivi ritratti di un passato che si tramuta in futuro ricco di promesse. Sono luoghi che potrebbero essere trovati in uno spazio metropolitano qualunque, abitati dall’inconscio dei cittadini dalle loro scie esistenziali e dai loro ricordi. In questo senso sono nonluoghi fisici e mentali, perché legati al vissuto dell’artista e alla memoria evanescente che consente una nuova elaborazione e rappresentazione di essi. La materia si carica di significati legati ai momenti in una stratificazione cromatica e densa di colori acrilici e pastosità simili al cemento, cemento che fuoriesce dal dipinto per inondare la nostra psiche in un gioco di avvicinamento e sorpasso della fotografia.
Anna Capolupo, come un moderno Edward Hopper, fa suo un “sentimento metropolitano” e introduce elementi di crisi nell’ interpretazione della città; in particolare delle sue periferie, qualificandole in modo completamente diverso, rovesciandone il tema del degrado, sottolineandone l’atmosfera malinconica che avvolge tutte le cose e gli uomini a esse. Sono questi i luoghi che appartengono a tutti noi, quelle periferie dell’anima dove i ricordi si smaterializzano in sensazioni non più terrene e diventano sentire comune.
Giuseppe Savoca, curatore della mostra