Francesco Librizzi, siciliano con base a Milano, ci offre il suo personalissimo punto di vista sullo spazio con alcuni lavori di un’acutezza sottile. Librizzi riduce i volumi dell’architettura a entità monodimensionali, linee che marcano i contorni delle masse d’aria in cui il corpo si muove. Il suo contributo al Migrant Garden di Milano può essere letto come un manifesto: ai partecipanti veniva fornito un modello di base da modificare, l’architetto decide di lasciarlo intatto aggiungendo una sovrastruttura filiforme che ne duplica lo spazio. Come nel caso di Migrant Garden, molte sue opere si sovrappongono ad edifici preesistenti dove è più difficile e rischioso sviluppare un discorso architettonico autonomo rispetto al dato storico. Tra il 2009 e il 2014 lo studio Librizzi lavora contemporaneamente su tre progetti simili di interni, in cui viene analizzato il tema del collegamento verticale. La possibilità di sviluppare una serie porta lo studio ad approfondire il tema con un’indagine teorica sull’elemento scala, applicato poi in Casa C, G e P.
Casa C, Milano, 2009-2010
a) Può una scala rendere manifesta tutta l’altezza di uno spazio?
b) Può una scala contenere tutto il movimento di un corpo che sale?
c) Può una scala portare alla scoperta di un panorama interno?
d) Può una scala avere una struttura integrale, in cui scalini, corrimano, pilastri concorrono senza gerarchia?
Casa G, Cefalù, 2012-2014
a) Può una scala mediare l’ascesa, dividendo il percorso verticale in più stazioni?
b) Può una scala raccontare il trionfo del paesaggio?
c) Può una scala intersecare secoli di storia?
d) Può una scala essere sintesi di uno spazio molteplice?
e) Può una scala avere una struttura complessa in cui i gradini si cristallizzano in blocchi autoportanti e il corrimano crea dei quadri strutturali su diversi strati?
Casa P, Milano, 2013-2014
a) Può una scala espandere la superficie di un interno?
b) Può una scala raccontare che il tempo passa e i figli crescono?
c) Può una scala raccontare su, che esiste un giù?
d) Può una scala avere uno schema narrativo (intro – sviluppo – fine) e uno schema strutturale che coincidono?
Le opere di Librizzi sono sempre legate al movimento, dalle scale al ponte per i Navigli e alle esposizioni. Nei suoi spazi si incontra una bellezza aerea, che riporta alla mente certe atmosfere di Franco Albini, come Stanza per un Uomo o l’allestimento alla VI triennale di Milano. Aria, volume e movimento avvolgono le strutture di Francesco Librizzi, affermando che non è necessario occupare spazio per fare architettura: basta renderlo visualizzabile.