Se la vostra prossima meta dovesse essere Zurigo, sarà d’obbligo un salto alla nuova ala del Museo Nazionale progettata dal giovane duo svizzero Christ & Gantenbein.
Emanuel Christ e Christoph Gantenbein sono fra le nuove leve dell’architettura internazionale. Decisero di fondare assieme uno studio di architettura già all’epoca dell’università, mentre frequentavano il laboratorio di progettazione di Hans Kollhoff, di cui sono stati allievi all’ETH di Zurigo. Per noi italiani “rispettosi” dell’antico e, nel restauro, abituati ad interventi quanto più mimetici e minimi possibili, uno sguardo a questa nuova estensione potrebbe causare convulsioni e svenimenti. I nostri due architetti vinsero nel 2002 la competizione nazionale per rinnovare ed estendere il Museo Nazionale di Zurigo. La prima fase di restauro e rinnovamento della struttura, originaria del 1898, è giunta al termine nel 2009.
È un restauro in cui il nuovo siede e vive sull’antico con semplicità e armonia tanto da far memoria dell’aforisma di Bernardo di Chartes:
“Siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane, non certo per l’altezza del nostro corpo, ma perché siamo sollevati e portati in alto dalla statura dei giganti”.
Nella sala principale neogotica vi è una densità di elementi che mostrano una forte espressività formale, annullando le differenze tra antico e nuovo, anzi generando una nuova architettura che Christ & Gantenbein definiscono “sostenibile formalmente”.
A Luglio verrà terminata ed aperta al pubblico la tanto discussa nuova ala che si va ad unire alla struttura progettata da Gustav Gull nel XIX secolo. Potrebbe sembrare paradossale ma l’operato del giovane duo è stato ispirato dal viaggio che hanno compiuto in Italia, appena laureati nel 1999, alla ricerca ed alla scoperta delle bellezze architettoniche. Viaggio che permise loro di raccogliere sensazioni e foto poi racchiuse nel libro/manifesto “Picture of Italy”. Scopo del “Gran Tour” era appunto la ricerca dell’eredità storica architettonica, per travasarla e attualizzarla nelle personali produzioni che esprimono l’esistenza simultanea di antico e moderno: il primo, lungi dall’essere morto, è presente fisicamente ed instaura un rapporto di equivalenza simultanea con l’altro. Il progetto è fortemente ancorato al contesto, con il quale dialoga dinamicamente con un collage di differenti caratteri architettonici, in cui il nuovo guarda al vecchio senza la nostalgia del passato. La nuova ala è un corpo scultoreo, in cui i vi è un uso tattile dei materiali. Risalta la “sostenibilità della forma” intesa non solo in termini di costi e materiale, quanto in termini di spazi fisici.
Noi occidentali traduciamo l’ideogramma giapponese 間 (MA) con l’accezione di spazio, per gli orientali lo spazio è architettura. Il significato per i giapponesi di 間 indica uno spazio “in tra”, con sfumature di immanenza. Ovvero lo spazio ha una propria corporeità ed identità: la visione di Christ & Gantenbein è molto vicina al concetto del 間 poiché il loro obbiettivo non è creare una nuova architettura, né essere indissolubilmente legati al passato, ma porsi in un equilibrio sostenibile di forma. Parafrasando Gustav Mahler, conservare il senso del fuoco piuttosto che adorarne le ceneri.