Ai margini della città di Roma, nell’odierno comprensorio dell’ex ospedale psichiatrico Santa Maria della pietà, sorge il Museo Laboratorio della Mente, un museo di narrazione con la missione di raccontare le tappe del manicomio chiuso nel 1999 dopo l’approvazione in Italia della legge Basaglia. L’intero complesso, immerso nel verde, consta di trentasei padiglioni di cui molti dismessi ed abbandonati al degrado. I sentieri contorti annullano la percezione spazio-temporale, rendendo difficile il raggiungimento del padiglione 6 restaurato nel 2000 per ospitare il Museo. Nel 2010 ha vinto il premio ICOM (International Council Of Museums) quale museo dell’anno per l’innovazione e l’attrattività nei rapporti con il pubblico.
L’allestimento è realizzato in collaborazione con lo Studio Azzurro, il gruppo milanese considerato uno dei laboratori di videoarte e sperimentazione visiva più importanti al mondo. Elemento costante nel percorso di visita è il muro, metafora della barriera dialettica che si crea tra normale e diverso, visibile e invisibile, società e malato schizofrenico. Che cos’è uno schizofrenico? Alla domanda di un giornalista, Franco Basaglia, psichiatra e fondatore della concezione moderna della salute mentale, risponde con un’altra domanda:
Che cos’è un disoccupato? Dato che entrambi sono ciò che sono in rapporto alla razionalità del potere, ovvero essi sono parte dell’area dell’esclusione
Obiettivo della visita è sensibilizzare, attraverso la storia del manicomio, alla tematica dell’emarginazione di coloro che sono considerati dalla società moderna i diversi. Nell’elaborazione di questo messaggio assume un ruolo importante l’ingegnosa creatività del collettivo artistico che, con le più moderne tecnologie, riesce a coinvolgere attivamente il pubblico in un susseguirsi di opere d’arte multimediali e interattive. Le installazioni stimolano una partecipazione così intima da mettere in discussione il proprio Io e la concezione che si ha dell’emarginato. Un’esperienza emozionale arricchita da videoproiezioni di interviste agli internati e agli operatori del manicomio. La visita si fa ancora più viva in alcune stanze dell’ospedale congelate così come si presentavano prima della sua chiusura.
L’ambientazione, le memorie, l’immedesimazione nella mente del malato inducono il visitatore a ritrovare se stesso dall’altra parte del muro e ad abbattere la barriera di pregiudizi mentali così che normale e diverso, sano e malato, reale e surreale, si disvelano e dialogano nella nuova consapevolezza che “da vicino nessuno è normale”.