Il genio di Felice Varini e quello di Le Corbusier si incontrano in un dialogo a distanza sul tetto dell’Unitè d’Habitation a Marsiglia, che oggi ospita il MAMO. Il palinsesto della nuova installazione À Ciel Ouvert è, questa volta, ben diverso da quello a cui l’artista ci ha abituato: non un interno, non uno spazio urbano, ma un luogo che fa del controllo dell’orizzonte la sua caratteristica.
Il tetto dell’Unitè d’Habitation a Marsiglia infatti, è concepito da Corbu come uno spazio architettonico manifesto, che trasforma l’idea della copertura piana di un solido stereometrico in quella di vassoio etereo sul quale fluttuano degli oggetti a reazione poetica. Un luogo denso di carica contemplativa.
Per Varini, un artista che fa della ricerca del punto di vista il fulcro generatore della sua opera, è un’occasione ricca di insidie, questa volta. Sceglie così il rosso e il giallo, colori cari a Le Corbusier, come componenti cromatiche dei pattern geometrici che conformano un microcosmo, concepito come se il tetto dell’Unitè ospitasse una piccola città sospesa nel vuoto.
Geometrie semplici e suprematiste come il triangolo, il cerchio e la linea si adagiano sulla cruda superficie del beton brut secondo direttrici incomprensibili al visitatore, ma che si rivelano nel chiaro disegno dell’autore solo nel momento in cui egli riesce a conquistare l’esatto punto nello spazio in cui la composizione è stata concepita. E’ un punto magico in cui la figura e lo sfondo reagiscono in pulsanti moltiplicazioni prospettiche e al tempo stesso si sospendono nell’iconica immobilità di un piano bidimensionale. L’installazione, inaugurata agli inizi di Luglio, sarà aperta al pubblico fino al 2 Ottobre 2016.