Dov’eravamo rimasti, si potrebbe dire. Nell’Ottobre 2015, la redazione di Artwort intervistava l’associazione Spazi indecisi, in merito al lancio della call Totally lost. Dal 9 al 25 settembre sarà possibile vivere l’esito di questa iniziativa nella mostra che si terrà a Forlì e che proseguirà in giro per l’Europa grazie alla collaborazione con ATRIUM (Architecture of Totalitarism Regimes of the XX Century in Europe’s Urban Memory).
Totally Lost è un progetto di ricerca visiva che indaga le architetture totalitarie europee in stato di abbandono. Tramite la formula della open-call, questa ricerca internazionale ha raccolto in due edizioni il contributo di 400 fotografi in giro per l’Europa, mettendo in scena un racconto che sospende il giudizio storico sulle ideologie politiche che hanno dato vita a questi manufatti e punta i riflettori sul ruolo possibile di questi edifici nel prossimo futuro.
Fabbriche, miniere, centrali, edifici istituzionali, luoghi di propaganda e del potere, bunker, radar, monumenti, memoriali, borghi di fondazione, luoghi di intrattenimento, case del fascio, sanatori, torri di avvistamento. Tutte generate da diversi contesti politici, a volte ideologicamente opposti, immersi nel paesaggio antropico dell’Europa di oggi.
Ma cosa hanno in comune questi brani architettonici disseminati nel nostro continente? Certamente un “tempo valoriale”, qualcosa che non è inscrivibile soltanto nella pur suggestiva forma fisica di questi edifici, qualcosa che li trascende e che fa riferimento alla loro dimensione simbolica, in continuo mutamento. In qualche modo questo “tempo valoriale” passa attraverso tre fasi temporali che hanno interessato le architetture, nel rapporto con il luogo dove sono state innestate:
– l’utopia, ovvero il momento in cui queste architetture rappresentavano un’anticipazione del futuro a cui avrebbe portato lo sposare il credo ideologico di una determinata corrente politica;
– la distopia, è il momento che corrisponde alla disintegrazione di quell’ideologia che ha portato alla costruzione degli edifici. In questa fase c’è stata quindi una sorta di repulsione verso queste architetture immaginando un futuro possibile, certamente negativo;
– l’eterotopia, è il momento attuale. Questa ha a che fare con una stato di sospensione, a cui questi edifici riconducono, ben descritto dal filosofo Michel Foucault, che si riferisce con questo termine a “quegli spazi che hanno la particolare caratteristica di essere connessi a tutti gli altri spazi, ma in modo tale da sospendere, neutralizzare o invertire l’insieme dei rapporti che essi stessi designano, riflettono o rispecchiano”.
Il valore aggiunto di questi contenitori è proprio questo contenuto cangiante, di cui è ancora percepibile l’eco e la sovrapposizione temporale. L’esplorazione di questi luoghi, a cui Spazi Indecisi invita, è pertanto fondamentale per captare la realtà in divenire di queste suggestive testimonianze: l’operazione di mappatura, che la ricerca conduce come uno dei suoi cavalli di battaglia, è preziosissima in questo senso. Un’ultima nota sulla cornice itinerante della mostra: è previsto infatti che la mostra sia collocata in sequenza nella ex casa del mutilato di Forlì, all’acquedotto di Spinadello a Forlimpopoli e nell’ex casa del fascio di Teodorano a Meldola. L’obiettivo di questa scelta è sperimentare un riuso temporaneo di questi spazi e permettere al visitatore di esplorare la rete di architetture totalitarie del territorio romagnolo grazie alla consegna di mappe cartacee che segnalano la locazione dei manufatti regionali. Un’occasione imperdibile.
Totally Lost
Casa del Mutilato, Forlì – Acquedotto Spinadello, Forlimpopoli – ex Casa del Fascio di Teodorano, Meldola
9-25 settembre 2016