Come rendere l’immagine di queste citta’,
senza piccioni, senza alberi e senza giardini,
dove non si incontrano
né battiti d’ali, né fruscii di foglie,
un luogo neutro insomma?
A Neutral Place è un lavoro di Franco Sortini basato su un’attenta ricerca fotografica in aree urbane e suburbane di Italia ed Europa scattando immagini di agglomerati e infrastrutture che qualificano quei luoghi. Luoghi neutri, li definisce Sortini, nei quali elimina ogni segno umano o altre forme viventi ma, che allo stesso tempo, presentano i segni da essi lasciati: delle scritte sui muri, dei cantieri in corso, sedute di un bar che aspetta di essere riempito. Ecco che un luogo neutro assume forse un significato differente se si sottolinea questo aspetto dei pesaggi urbani su cui lavora Sortini, ci sono scorci di strade ai cui lati si allineano architetture che testimoniano di una civitas, giardini i cui alberi avvolgono costruzioni, conservando il fruscio delle foglie, proprio di ogni stagione, unitamente ad inquadrature di spazi che prospettano nuovi luoghi.
L’enorme quantità di edifici delle nuove metropoli ci schiaccia e ci opprime ed è difficile comprenderne la funzionalità attraverso le loro qualità spaziali. Ma l’occhio attento del fotografo ha saputo cogliere, tramite l’organizzazione architettonica e paesaggistica di quei luoghi, l’ordinamento politico e le leggi che nei vari periodi hanno informato le città.
A Netural Place si basa anche sulla volontà di voler accostare città differenti, geograficamente e culturalmente distanti e raccontare, allo stesso tempo, di un equilibrio tra l’unicità degli specifici caratteri architettonici locali e la pluralità dei fattori strutturali universalmente somiglianti in quanto dovuti a comuni e sovente provvisorie esigenze contemporanee.
Questa serie di vedute possono essere per certi versi definite “complicate” perchè non possiedono un’identità precisa, anzi, le immagini sono un continuo punto di domanda perchè scardinate dalla definizione stessa del luogo: non c’è riconoscibilità.
Caratteristiche chiare sono invece l’ortogonalità del taglio e la fissità della scena, ovvero la totale assenza sia di linee cadenti che di soggetti o oggetti mossi. Inoltre l’altezza del punto di vista è quasi sempre quella dell’osservatore dal piano-strada, la luce è quasi sempre morbida e diffusa, i colori quasi sempre tenui.
Sortini ha lavorato, negli ultimi quattro anni, muovendo dalla consapevolezza che l’immagine fotografica è soprattutto narrazione.
Il suo è un viaggio esterno ed interno, sempre, però, condotto sul limine di un’esperienza che, rinunciando al reportage, trascrive il silenzio di realtà pervase da un tempo agonizzante che lascia poco margine alla fantasia, vale a dire a qualcosa che dovrà o potrà accadere.