Ogni tanto su Instagram capita ancora di imbattersi in qualcosa di bello e Half and Half Project rientra a pieno diritto in questa categoria. Creato un anno fa da Luca Pagliara, graphic designer di Bari, raccoglie fotografie rigorosamente divise in due metà verticali da ombre, colori, pattern e geometrie.
“Parallel lines meet together in our minds.”
A oggi, l’hashtag #halfandhalfproject è stato usato più di 8.800 volte in ogni parte del mondo: c’è sempre «qualcuno a San Francisco o in Indonesia che sta pensando al tuo progetto e ti invia un messaggio personale o tagga una foto». Half and Half ha molto seguito anche in Italia: diverse community di Instagram, tra cui @igersud, si sono ispirate al tema per i contest online, @igerscampania ha repostato vari scatti, mentre Luca è spesso in contatto con i ragazzi di @igerspuglia.
A ottobre o novembre dell’anno scorso, inoltre, è stato possibile acquistare delle magliette con gli scatti di Half and Half, parte di una linea temporanea creata dai designer di JVGBD in collaborazione con Luca.
“Penso che la creatività si sprigioni non tanto quando ti trovi davanti una tela bianca e puoi fare quello che vuoi, ma quando hai dei paletti: la foto dev’essere divisa a metà, ora sbizzarisciti.”
È nato prima l’hashtag o il profilo?
All’epoca avevo già un profilo Instagram personale e uno condiviso con la mia ragazza (@mapa_visualemotion), in cui pubblichiamo scatti a palazzi e insegne, con un occhio particolare al mondo del vintage. Un po’ di dimestichezza con il social già l’avevo, quindi, ma Half and Half è nato l’anno scorso, ad agosto: mentre ero in stazione ad Ancona ad aspettare il mio treno (che era in ritardo), ho fatto il primo scatto alle linee gialle della banchina. Direttamente in treno (quando finalmente è arrivato) ho iniziato a disegnare il logo, in cui ho riproposto il concept della linea. Mi è subito piaciuta l’idea che queste bande parallele riuscissero a superare il formato 1:1 di Instagram (tuttora scelgo e pubblico poche foto con un formato diverso) e suggerire un’immagine più ampia. L’occhio di chi scatta e quello dello spettatore vengono stimolati ad andare oltre queste linee così rigorose.
Inizialmente pensavo viaggiassi davvero tanto e praticamente ovunque, poi mi sono resa conto che adesso non utilizzi più solo fotografie tue, ma ne posti anche altre creditandole.
Esatto. Pian piano la partecipazione si è fatta sempre più attiva e aumentava il numero di fotografie taggate o che mi venivano inviate, senza contare che diventavano sempre più belle. Half and Half è un mio progetto perché l’ho iniziato io e sono io il proprietario del mood, però è ora un progetto di tutti. È bellissimo quando utenti che mi seguono mettono il mio hashtag sotto fotografie che trovano in altri profili, in modo che io le possa vedere. Questa è la vera vittoria del social: non aver creato un profilo ma una community.
Preferisci gli incontri e le contrapposizioni di pattern, di materiale o di colore?
Per mia natura, mi piace tantissimo la linea di divisione tra mare e cielo: vivo in una città di mare e il tramonto che piano piano confonde e quasi annulla l’orizzonte è una di quelle cose che mi fanno stare bene. Per mia deformazione, invece, dato che sono un graphic designer, do grande attenzione anche ai pattern.
Tra chi usa il tuo hashtag, invece, hai notato delle preferenze?
Le contrapposizioni tra i palazzi funzionano sempre su Instagram, sono state anche tra i miei primi scatti, e piacciono molto anche le fotografie alle bancarelle dei mercati: i colori attirano subito l’attenzione e la forma squadrata delle cassette aiuta la divisione precisa dell’immagine. A volte, invece, mi sono arrivati degli scatti a cui non avrei mai pensato da solo, come quello di un gatto seminascosto da una tenda.
Quelli che mi stuzzicano di più, però, sono i giochi d’ombra, perché appaiono solo in un determinato orario e bisogna avere la pazienza di aspettare il momento in cui il sole arriva nella posizione perfetta. Proprio questa mattina ho postato la foto di un Igers polacco, in cui c’è un uomo che cammina e il palazzo alle sue spalle proietta un’ombra che taglia in due l’immagine. Ecco, le mie preferite sono le foto come questa, quelle che mi fanno dire «wow».