Il Museo d’arte della Svizzera italiana dedica una grande retrospettiva ad Antonio Calderara proseguendo la riflessione su alcuni momenti e figure che hanno segnato la storia della pittura moderna e contemporanea. L’esposizione, curata da Elio Schenini e inserita nell’ambito della programmazione insieme alla mostra dedicata a Paul Signac, instaura un dialogo tra due artisti di primo piano della storia dell’arte del Novecento che hanno concentrato la loro ricerca attorno al tema della luce.Calderara, figura appartata per molti versi paragonabile a quella di Giorgio Morandi, si avvicina all’arte da autodidatta negli anni Venti, dopo aver abbandonato gli studi in ingegneria al Politecnico di Milano. Divenuto singolare protagonista del panorama artistico internazionale e grande maestro della pittura aniconica, partendo dalle riflessioni sugli elementi costitutivi del linguaggio pittorico è approdato a un’astrazione che nella sua radicalità appare perfettamente in sintonia con le coeve esperienze del minimalismo internazionale.Una luce senza ombre, prima grande retrospettiva in Svizzera dopo quella curata da Jean-Christophe Ammann al Kunstmuseum di Lucerna nel 1969, comprende quasi 200 opere provenienti da musei e collezioni private europee. Si dispiega cronologicamente lungo tre sezioni che spaziano dalle opere figurative degli anni Venti e Trenta, contraddistinte da paesaggi e scene domestiche, a quelle caratterizzate dal progressivo passaggio all’astrazione degli anni Cinquanta dove a segnare una svolta decisiva nella sua pittura, in cui ogni riferimento alla figura è abbandonato in favore di un’assoluta non-oggettività, è l’incontro con la pittura di Mondrian. Sino a giungere alla ricca produzione astratta degli anni Sessanta e Settanta che ha decretato il successo internazionale dell’artista evidenziando l’attualità della sua poetica nel panorama contemporaneo.Sono gli anni che lo avvicinano a quegli artisti americani, variamente collocabili tra Espressionismo astratto, Color field e Minimalismo, che partendo da un linguaggio formale ridotto al minimo esplorano le potenzialità del colore sulla base di una forte tensione spirituale e di un’aspirazione alla trascendenza. La comune aspirazione ad ampliare la superficie del dipinto in una dimensione spirituale lo lega ad artisti quali Ad Reinhardt, Mark Rothko, Barnett Newman e Agnes Martin. Quello che lo spettatore si trova di fronte, infatti, non è più uno spazio ottico-percettivo, ma piuttosto “uno spazio mentale”.
L’ultima sezione della mostra, realizzata grazie alla collaborazione con la Fondazione Antonio e Carmela Calderara, è costituita da opere provenienti dalla Collezione Calderara , opere che l’artista ha raccolto attraverso una fitta serie di scambi con artisti a lui legati da rapporti di amicizia o di stima, quali Josef Albers, Lucio Fontana, Piero Manzoni, Yves Klein, Dadamaino, François Morellet, Max Bill, Jan Schoonhoven, Almir Mavignier e Reimer Jochims.Antonio Calderara maturò sin dal 1971 l’idea di dare una sede stabile alla sua collezione intitolata La storia di Antonio Calderara e una scelta di artisti contemporanei suoi amici.
Così scriveva a Virgilio Guidi:
“Caro Guidi, non appena mi verrà libera una casetta davanti alla mia casa di Vacciago ho in animo di raccogliere la mia collezione, circa 80 opere di avanguardia”.
La collezione, completata nel 1976, ancor oggi è conservata nella casa–museo di Vacciago d’Ameno e comprende 271 opere di 133 artisti diversi. Nella primavera del 2017 il Kunstmuseum Winterthur riprenderà parzialmente la mostra, concentrando la sua attenzione sulla ricezione dell’opera di Calderara al Nord delle Alpi.
La mostra è accompagnata dal catalogo edito da Skira con testi critici di Elio Schenini, Hans Rudolf Reust, Paola Bacuzzi ed Eraldo Misserini. Prefazione di Marco Franciolli, direttore del Museo d’arte della Svizzera italiana.
Antonio Calderara. Una luce senza ombre
A cura di Elio Schenini
LAC Lugano Arte e Cultura
Piazza Luini 6, Lugano
dal 2 ottobre 2016 al 22 gennaio 2017