Se è vero che l’architettura è la disciplina che si presta alla necessità di ogni cultura di auto-rappresentarsi, questo assunto acquisisce ancora più valore quando parliamo di edilizia informale, spontanea.
Spontaneo è tutto ciò che sorge da un impulso momentaneo, non guidato da premeditazione e quindi da scelte che cercano di soddisfare un interesse comune. È proprio questo il punto nevralgico su cui accende i riflettori la call for drawings Spontaneous: indagare quel mondo magmatico che è oggi il paesaggio della città contemporanea in una particolare deriva che investe l’edilizia, ma soprattutto tutti gli elementi dell’edificio che si affacciano nella dimensione pubblica della città.
Questa deriva ha alla base un sentimento feroce di individualismo che condiziona le scelte di chi vuole rappresentare il proprio mondo interno all’esterno, attraverso gli elementi dell’edilizia e che tramite questi cerca in qualche modo un atto di prevaricazione formale del proprio edificio rispetto a quelli dell’immediato intorno, a costo di trascendere nell’intervento edilizio illegale. Ecco spiegato il proliferare di una “babele” di stili che investe i fabbricati nelle loro componenti costitutive e rappresentative: porte e cancelli, rivestimenti parietali, recinti di delimitazione, balconi, logge, verande, scale e pensiline sono solo alcuni degli elementi investiti dalla ricerca formale dei proprietari di questi edifici che prendono a modello i prototipi del vernacolare, del kitsch e del pittoresco.
Attorno a questo mondo, le stesse imprese di costruzione e i rivenditori di materiali edilizi cercano tramite prodotti e le lavorazioni di proporre un mondo di forme che ibrida questi modelli globalizzati secondo un repertorio sempre nuovo e cangiante.
Spontaneous vuole quindi documentare questo mondo che procede per stereotipi, ma che con una forza vitale cerca sempre una modalità di applicazione al singolo edificio che diventa l’oggetto di un desiderio di volersi configurare come unicum attraverso la violazione di regole, siano esse normative o di gusto estetico. Ai partecipanti è chiesto, entro il 21 Dicembre di inviare il disegno di una classica rappresentazione “mongiana” di un elemento architettonico.
Il materiale pervenuto sarà destinato agli interessanti interrogativi che la call propone: può un elemento dell’architettura informale diventare un soggetto di interesse progettuale? Come può la pratica architettonica anticipare e intercettare le esigenze di un modo consolidato di disporre dell’ambiente costruito, governato da necessità immediate?
Nel 2017 alcuni contributi confluiranno in un atlante degli elementi dell’architettura spontanea che sarà suddiviso in quattro categorie: elementi di chiusura, decorazioni, strutture, sistemi tecnologici.