“Cum grano salis”, ovvero un granello di sale all’interno della magmatica periferia barlettana. L’installazione si concentra sulla fitta rete delle teleferiche di Barletta, che collegava il centro pugliese con le grandi saline di Margherita di Savoia. Una punteggiatura che segna fortemente ancora oggi il paesaggio e che la dismissione ha trasformato in elementi verticali astratti, “colonne danzanti” che sembrano bastare a se stesse.
La profonda solitudine che trasmettono questi sostegni è parte integrante del loro fascino, il senso di resistenza al lento scorrere del tempo e al rapido espandersi della periferia. È questa la molla che ha fatto scattare in Massimiliano Cafagna, Francesco Delrosso e Saverio Rociola il desiderio di porre una di queste “colonne” a oggetto di un’azione artistica. Lo sguardo è quello di chi crede che il tema del “rimosso” possa essere affrontato non nei termini di un pericoloso problema da risolvere, ma come un campo di sperimentazione che apre alle città del futuro un ventaglio di infinite possibilità in termini di dinamiche sociali, soluzioni architettoniche, riflessioni teoriche e artistiche.
“Cum grano salis” è un gesto spontaneo, tramite il quale il gruppo regala un abito nuovo a uno di questi elementi, una coperta isotermica del colore dell’oro. Un’azione che non è il frutto dell’atavico desiderio dell’uomo di voler lasciare una traccia del proprio passaggio ma l’altrettanto primordiale riconoscimento della nascosta “sacralità” di un oggetto all’apparenza banale. Questa installazione diventa quindi un messaggio d’amore per la propria terra urlato a gran voce.
La redazione di Artwort ha intervistato i protagonisti dell’opera.
Come si è formato il gruppo che ha dato vita a Cum grano salis?
Il gruppo per l’installazione di Cum grano salis si è formato in maniera del tutto spontanea, grazie all’interesse condiviso di voler far parte del tessuto sociale di Barletta e di partecipare allo sviluppo culturale della città. Dopo le esperienze professionali fatte in diversi contesti culturali, ci siamo ritrovati a discutere sulle qualità e potenzialità del nostro territorio. Il nostro desiderio è stato di dare un contributo dal basso alla comunità e di farlo con i nostri mezzi intellettuali, strumentali ed economici.
Cosa pensate del rapporto tra collettivo e pratica artistica oggi?
La nostra esperienza formativa / professionale ci ha permesso di capire che lo scambio tra competenze diverse può dare vita a progetti più articolati e fornire gli strumenti necessari per agire con più consapevolezza sul territorio. La nostra idea di pratica progettuale infatti, si focalizza su questo punto: l’azione. L’incontro tra architettura e comunicazione permette di valorizzare un elemento urbano e al tempo stesso di veicolare un messaggio dando forza al risultato. Ci auspichiamo che gli interventi diretti sulla città rendano visibile il patrimonio dimenticato e riescano ad innescare una riflessione.
In che modo un gesto apparentemente elementare come quello di una nuova pelle
cromatica a un edificio in abbandono, si trasforma in un possibile manifesto di
cambia mento per il contesto urbano della vostra città?
Il nostro gesto non intende trasformare o modificare le strutture urbane presenti, ma prova a darne una lettura nuova, “illuminando” i segni di quel patrimonio storico e architettonico dimenticato e in decadenza.Crediamo che la comunicazione in questo momento possa rafforzare il rapporto tra i cittadini e il contesto in cui viviamo, dando voce all’ esigenza collettiva di dare forma a una “nuova bellezza”.
Che futuro immagineresti per la fitta rete delle teleferiche di Barletta?
La teleferica disegna un percorso, un ritmo e una misura, dando una nuova forma al paesaggio. Rappresenta un valore nel territorio costiero di Barletta e del parco dell’Ofanto e può diventare uno strumento importante per la valorizzazione e riqualificazione del paesaggio stesso. L’intervento sulla teleferica, perciò, può avere svariate soluzioni. In questo contesto potrebbe divenire l’oggetto o il soggetto della riqualificazione, fornendo nuove letture e interpretazioni architettoniche, paesaggistiche, artistiche e comunicative.
Mi sembra di capire che quello di Cum grano salis non resterà un gesto isolato. In
questo senso avete già in mente un sequel dell’esperienza delle teleferiche?
Sentiamo l’esigenza di proseguire con azioni di questo genere, di essere parte attiva della nostra comunità, di maturare un confronto con la cittadinanza. Immaginiamo che questa tematica divenga di maggiore sensibilità e ottenga la partecipazione sia da parte di cittadini interessati che credono in questo progetto, sia da altri professionisti che condividono il nostro modo di pensare la città e lo spazio urbano.
Short bio:
Francesco Delrosso e Saverio Rociola sono due progettisti della comunicazione di Barletta.
Sono laureati in Comunicazione, design ed editoria presso l’Isia di Urbino e nel 2016 hanno fondato il collettivo di design multidisciplinare MILLE1MIGLIA.
Massimiliano Cafagna è un architetto con la passione per la fotografia. È laureato presso la facoltà di Architettura al Politecnico di Bari. Ha curato progetti di riqualificazione urbana e archeologia industriale.