Nella sterminata scena di artisti londinesi si affaccia Charlotte Keates, dipingendo scene domestiche innestate in luoghi naturali immaginati. Micromondi antropici ispirati alle classiche rappresentazioni degli anni Sessanta e Settanta, nei quali l’interazione con il mondo esterno, piscine, mare, piuttosto che alberi di betulla, crea una tensione narrativa di vite ordinarie. Quasi decadenti.
L’assenza dell’uomo nelle rappresentazioni è compensata dagli oggetti di uso quotidiano che affollano lo spazio domestico e prossimo alle residenze stesse. La relazione con la natura, invece, è un’interessante sintesi di rimandi formali: montagne e mare stagliate sulle griglie degli infissi, delle balaustre e altri elementi architettonici che circoscrivono frammenti di sfondo.
Gli elementi della scena si dispongono secondo prospettive diverse, alcune volte appiattite sul piano della rappresentazione, causando una molteplicità dei punti di fuga. La basilare impossibilità di comprensione geometrica del luogo, lega la percezione dello spazio, quello che è lontano e quello che è vicino, allo stato d’animo dell’osservatore. Ovvero al grado di affezione verso un oggetto o una vista.
Le chiusure verticali sono di frequente annullate, come puro contorno. In questo modo i piani di osservazione si confondono insieme alla non chiara relazione tra interno ed esterno.
L’artista nata a Somerset non pianifica la composizione della rappresentazione. Parte piuttosto da una sezione o una pianta architettonica e lascia che questa generi un nuovo rapporto con la superficie. Evidentemente legato alla storia del processo che in quel momento si sta verificando. Tale processo prevede la definizione di materiali e textures delle parti naturali, opposte ai campi uniformi degli elementi artificiali.
Le ambientazioni sono scene teatrali, fatte di pochi oggetti simbolici ed enigmatici. Dove gli spazi domestici sono completamente vulnerabili al contesto naturale.
The outdoors spills through a window or door, location or setting. Pots and plants teeter on the edge of a table whilst trees grow convincingly from rooftops and pillars are cut off abruptly, hovering slightly above ground level