Kosmos architects è uno studio molecolare, frutto di un network di collaborazione internazionale tra i suoi membri, che nonostante (o invece grazie) a questa struttura fluida è stato capace di proporre un pensiero architettonico vivace e stimolante. Da un punto di vista stilistico risulta interessante analizzare questo esperimento, che per sua necessità ha fuso gli elementi di diverse tradizioni e filoni architettonici in un percorso originale che li contiene in parte tutti. Kosmos muove i primi passi riferendosi all’architettura contemporanea svizzera, a Kerez e Olgiati in particolare, ma rielaborando questi spunti con una punta di gusto suprematista russo.
I concorsi successivi mostrano un’emancipazione della capacità progettuale più spinta, fondandosi su proposte spiazzanti e spesso irresistibili: nel disegno della nuova piazza Triumphalnaya di Mosca decidono di non occuparsi del livello del terreno ma di spostare la loro azione sul piano del cielo, creando un immaginario ‘soffitto’ per lo spazio pubblico. A una ricerca ampiamente concettuale e quasi astratta, di ispirazione giapponese, fa sempre da contraltare una approfondita ricerca materica di carattere più continentale, dialettica che emerge candidamente nella proposta per il museo Hans Christian Andersen.
Nel recente progetto per HelloWood 2017 ritroviamo all’opera un’estrema scarnificazione dell’architettura basata su una efficace formulazione teorica (un muro che, liberatosi della materia, invece che dividere diventa spazio di unione), mentre Garage e Nike Air Box vanno ad affiancare le ricerche di realtà come SO-IL offrendo una versione rivisitata in chiave occidentale di temi orientali. In un panorama contemporaneo che sembra premiare l’omologazione, la riconoscibilità e la fedeltà alle proprie immagini architettoniche, Kosmos offre un’alternativa interessante: un caso di sincretismo architettonico capace di riflettere in modo critico sulle proprie operazioni progettuali e di giocare coscientemente con spunti e tradizioni in aperto contrasto. Un approccio relativistico che può offrire una via di uscita definitiva, fatta di entusiasmo e studiata incoscienza, al mondo autoreferenziale e ormai fatiscente delle archistar.