Andrea Amaducci è un caleidoscopico artista forlivese che ha invaso Ferrara con performances e murales. Il suo percorso artistico inizia con il teatro che gli permette, insieme alla compagnia Teatro Nucleo, di girare il Mondo, recitando di Paese in Paese ed indagando i suoi personaggi con il metodo Stanislavskij. Dal 2007 collabora con il Collettivo Cinetico diretto da Francesca Pennini che tiene vivo a Ferrara il mondo delle arti performative e della danza. Nel 2005 ha dato vita ad Human Alien, un personaggio o “umarell” che abita tutte le sue opere di street art. Da qualche anno a questa parte ha poi iniziato ad illustrare le copertine dei vinili della Hell Yeah Recordings e tra queste anche quella di Bella Ciao disco dei dj Leo Mas e Fabrice.
Sei un artista con una carriera che ha spaziato dal teatro alle performances, dalla street art all’esperimento del documentario de Il Sogno dell’Alieno e via fino al mondo della danza: come ti sei invece avvicinato alle illustrazioni per il mondo musicale? Come è nata la tua collaborazione con la Hell Yeah Recordings di Berlino?
Semplice semplice: mi sono avvicinato a questo mondo perché Marco “Peedoo” Gallerani, il boss della label, mi aveva chiesto se mi andava di disegnare un flyer per un party che si faceva nell’inverno 2011 a Ferrara. Non ci conoscevamo prima, io conoscevo l’etichetta per la qualità della musica e da lì è partito tutto. Siamo diventati molto amici e mi è capitato di disegnare per diversi pezzi da novanta del mondo elettronico e della “new balera”: Dimitri From Paris, Prins Thomas, Doc Martin, i Margot di Riccione, Gigi Masin, Bjørn Torske, Dj Rocca. In Disco Shake di Dimitri from Paris e Dj Rocca c’è un edit di Tom Moulton, un nonno newyorkese che ha mixato, tra le altre cose, Disco Inferno dei The Trammps e Never Can Say Goodbye di Gloria Gaynor, nonché l’inventore del remix e del vinile in formato 12”. Robe serie.
La Bella Ciao remixata è quella cantata dagli Undeground System che è un mix tra la versione delle mondine e quella partigiana, più conosciuta: un inno alla libertà, al lavoro libero ed alla ribellione verso il padrone. Un pezzo folkloristico a cui il gruppo newyorchese ha dato ulteriore forza ed attualità musicale. A livello tematico, secondo te, Bella Ciao è ancora una canzone attuale? Com’è stato illustrare una canzone così importante e piena di significati?
Su Bella Ciao esiste un dibattito storico, ovvero, ci sono due versioni: quella delle mondine e quella partigiana. L’autore della prima era di Reggio Emilia mentre della seconda si è ormai persa la paternità. Nel disco ci sono le parole della versione partigiana. Per me la cosa eccezionale è che una band americana, seppur con la cantante con origini in parte italiane, si confronti con un brano del genere. Non è la stessa cosa se la cantano loro o se la cantano i Modena City Ramblers, neanche tanto musicalmente quanto politicamente.
Per me sono attuali tutte e due le versioni. Il concetto di “resistenza” per me è un concetto nobile e dovrebbe essere declinato e riparametrizzato in ogni periodo storico a seconda dell’andamento della società, purtroppo oggi viene relegato quasi solo in un contesto ideologico. È per quello che la versione dei Modena mi ha rotto i coglioni.
Rispetto a quella delle mondine e al mondo del lavoro direi che vale ancora perché la situazione è peggiorata: il “padrone” oggi si chiama “datore di lavoro” e le necessità della persona sono cambiate radicalmente da allora. Si parla di un mondo dove si veniva pagati a fine giornata per mantenere diversi figli, oggi si lavora per tre euri (ringraziando) per comprarsi della cazzate, abitando con i genitori. Direi che ha ancora senso cantarla.
Com’è nata quindi questa copertina? Come mai hai scelto di rivisitare I funerali di Palmiro Togliatti di Renato Guttuso?
Sono totalmente libero e svincolato dai musicisti nel processo di creazione di una cover. Questa è una cosa bellissima e stranissima perché se facessi un disco io, non avrei il coraggio di far fare la copertina a qualcun altro. Detto questo, cerco di avere una cura enorme e faccio domande agli autori e cerco di motivare le scelte che faccio. Ascolto i master molte volte ma quasi sempre, sviluppo la bozza fatta al primo ascolto.
Solo in due occasioni ho ricevuto delle richieste dai musicisti, Bella Ciao è una di queste. Leo Mas ha mandato la foto del quadro di Guttuso e di alcuni particolari, come una direzione da seguire. All’inizio mi è preso abbastanza male. Un po’ per la connotazione politica dell’immagine e un po’ proprio perché avrei dovuto mettere le mani sul lavoro di un’illustre collega. Poi mi sono ricordato che Guttuso stava al P.C.I. come i Modena City Ramblers stanno al PD e allora ho pensato: “ma sì, divertiamoci!”
Le bandiere rosse diventano ombrelloni e il funerale un party in spiaggia. Si dovrebbe scrivere un saggio ma fondamentalmente l’immagine, con un minimo intervento mostra il contrario di quello che è rappresentato nel dipinto originale, ovvero, quello che è diventata oggi l’ideologia politica: una roba da spiaggia, da Novella 2000 e non il sol dell’avvenire.
Va detto che Leo Mas metteva i dischi con Dj Alfredo (Godfather of Balearic Beat) all’Amnesia ad Ibiza più o meno trent’anni fa e quindi la spiaggia aveva un senso anche nella biografia dell’autore.
Aggiungo un aneddoto riguardo a Leo Mas, che andavo a sentire a Riccione quando ero ragazzo fatto come una cucuzza: per me fare la copertina di un disco ad uno dei miei idoli della giovinezza è stata una di quelle cose che non si comprano com Mastercard!
Solitamente che tipo di interazioni crei con i musicisti che devi illustrare?
Con alcuni siamo amici perché sono più o meno in regione, con altri c’è uno scambio di mail, interventi e suggestioni di PeeDoo. Di solito gli artisti mi mandano alcune foto, degli spunti per disegnare ma è capitato molte volte di andare in direzioni opposte e poi si convincevano vedendo il lavoro.
La mia è una posizione delicatissima, io non sono un grafico, mi sento sul groppone il fatto che l’immagine rappresenta i suoni, in qualche modo. Qui si disegna per la musica, non per disegnare!
Non sono contento se è bella la copertina, sono contento se è contento il musicista e se sono onesto con l’ascolto, qualsiasi cosa faccia, al musicista piacerà.
In tutti questi anni, solo con un’artista sono passato al secondo tentativo, per il resto sempre buona la prima. Vuole dire che ho ascoltato bene la musica, che l’ho sentita.
Copertina migliore di sempre?
Domandone! Ce ne sono due e per due ragioni diverse: una perché è la mia preferita e l’altra perché ho imparato molto facendola.
La mia preferita, che è diventata un disco di recente, è quella con la civetta sballona dell’album di Max Essa Themes From The Hood, The Cad & The Lovely EP forse anche perché rappresenta un po’ lo spirito della label. L’originale è fatto con i Carioca Jumbo, i colori dell’asilo, ci tengo a dirlo.
L’altra invece è Sea Monster di Kito Jempere, un giovane producer di San Pietroburgo. È una fotografia con un intervento pittorico. Dietro all’ammasso di rami c’è Maria, la mia compagna, ammollo nel Mare Adriatico a febbraio con una nebbia assurda e un freddo indicibile. Dopo quel lavoro Maria è diventata un samurai ai miei occhi. Non che io non lo sia ma vince lei.