Nice to Meet You è una conversazione breve e informale, un botta e risposta che si pone l’obiettivo di conoscere la persona che si nasconde dietro il designer, l’artista o il fotografo, di indagare sul suo percorso, i suoi interessi e il suo processo creativo, per conoscerlo e, perché no, arrivare a comprendere meglio i suoi lavori.
Abbiamo incontrato Valerio Sarnataro – aka Erk14– graphic designer, art director e artista che passa le sue giornate tra il suo studio e il centro storico di Napoli.
Valerio specifica che l’immagine in copertina è di Oriano Ottaiano, fotografo, videomaker, nonché suo coinquilino.
Nome
Erk14
Lavoro
Risposta 1:
Quando mi chiedono che lavoro faccio mi secca sempre definirmi con un ruolo, posso dire solo che da 12 anni lavoro a tutto quello che mi viene proposto in ambito creativo, che sia la progettazione di un logo o di un anello, una collezione di t-shirt, un’illustrazione o l’organizzazione di una mia personale.
Risposta 2:
Visualizzo tutto quello che mi succede o che mi passa per la testa e lo trasformo in un quadro o qualsiasi possa essere il mezzo per rappresentarlo.
Quanto è stato significativo il tuo percorso di studi per quello che fai oggi?
C’è da fare una premessa nel mio caso: disegno da quando avevo 4 anni imitando mio padre che lo faceva.
Diciamo che quasi tutto quello che faccio oggi lo devo ai miei 5 anni di frequentazione all’istituto d’arte, (dove mi iscrissi non per le materie, ma per sfuggire all’ITIS a cui mi aveva iscritto mio padre).
A prescindere dal lavoro, tutto quello che attualmente faccio, lo devo a quei professori che nelle pause andavo a trovare, il prof di disegno che mi fece conoscere HR Giger e mi prestò l’aerografo, il prof che mi diede i primi programmi di grafica, quello che mi prese a lavorare nella sua agenzia, fino a 3 anni fa quando ho rincontrato uno di loro che mi ha proposto di organizzare una mia mostra personale cambiandomi totalmente la vita.
Insomma credo che lo studio sia più che altro curiosità, necessità di scoperta, per il resto tanta pratica.
Tre cose che ti piacciono
Mi piace ascoltare seminari di filosofia su YouTube bevendo un negroni e fumando sigarette
Tre cose che non ti piacciono
Le cose che non mi piacciono rappresentano la mia lotta quotidiana e sono: essere razionale, essere ambizioso, vivere per lavorare.
Un artista che ti ispira.
Se osservi i miei lavori troverai tantissimi richiami agli artisti che mi ispirano. Non ce n’è uno che mi piace di più in assoluto, ma in tutti puoi notare un elemento comune, che è l’aver mostrato nuovi punti di vista. Secondo me un vero artista possiede il dono della follia: grazie a questa dote riesce a rivelare un mondo libero dagli schemi e dalle gabbie mentali imposti dalla razionalità e riesce a dare un volto ai sentimenti che proviamo in maniera viscerale. Ecco, un artista contemporaneo che incarna questa mia idea è Roberto Cuoghi, consiglio di andare a vedere le sue opere a chiunque cerchi un contatto con il proprio spirito in questo periodo storico in cui la forma sembra avere più importanza del contenuto.
Raccontaci il tuo processo creativo.
Un disastro! Non ho un processo creativo vero e proprio, cerco solo di avere sempre ben presente il concetto base dell’opera, l’idea che deve arrivare all’osservatore. Una volta una persona a una mia mostra mi disse: “Le tue opere non hanno tempo, si capisce che impieghi molto tempo per produrre l’idea e molto meno per realizzarla”.
Il tuo ultimo lavoro?
Il mio ultimo lavoro è un progetto che si chiama Caos: ho realizzato un’installazione (Esperimento n. 1) lunga 3,5 metri e alta 2,5 dal peso di 80 kg, in legno e corda di canapa, con elementi serigrafati. Era in mostra allo spazio Intolab al Lanificio nel centro storico di Napoli.
Il tuo prossimo lavoro?
Il prossimo progetto è Matrice e sarà in mostra in una sartoria del centro storico di Napoli. È un’installazione singola, proverò a raccontare la vita di un uomo attraverso la stratificazione di vestiti in una culla.
Il tuo mantra
Ne ho uno per ogni evenienza, ma quello che preferisco in assoluto è “Raccogli quello che semini”, insomma, so che pago le conseguenze di quello che faccio, quindi cerco di farlo al meglio.
Un consiglio per chi vuole diventare artista
Forse non sono la persona più adatta a dare un consiglio: dai 13 ai 19 anni ho prestato la mia arte al writing, poi ho smesso di disegnare e mai avrei pensato di fare l’artista a tempo pieno. Con questo voglio dire che tutti siamo potenzialmente artisti e che a volte la vita stessa è un’opera d’arte, l’importante è abbandonare tutti gli schemi, tutti gli stereotipi e lasciarsi andare a quell’istinto primordiale che ci rende liberi.