Martina Zena è un’artista dagli interessi multidisciplinari alla continua ricerca di nuove forme d’espressione: arti visive, design e performance. Questa smodata sperimentazione l’ha portata anche a illustrare la copertina di Wabi Sabi, il disco d’esordio di Teiuq. Teiuq è un progetto musicale di Fabio di Salvo che, parallelamente all’avventura con i Quiet Ensemble, ha deciso di dedicarsi ad un’esperienza sonora fatta di collage di suoni provenienti da canzoni folk e canti religiosi.
Ti occupi di illustrazione, installazioni e la tua arte arriva fino alle performances: com’è stato, invece, lavorare alla copertina di Wabi Sabi di Teiuq e com’è nata la tua collaborazione con Fabio?
Mi piace oltrepassare e confondere i confini dei vari linguaggi: una pratica, per me, necessaria e fondamentale ed è anche il motivo per cui è iniziata questa collaborazione con Fabio, dato che le prime occasioni di confronto sono nate a proposito di un discorso più legato alla performance.
Ho scoperto il lavoro dei Quiet Ensemble in maniera casuale durante un festival a Roma. La ricerca e la sperimentazione di Fabio e Bernardo sono state subito di grande fascino ed impatto per me. Una fascinazione che ha dato via ad una serie di fortunati incontri ed eventi che hanno messo le basi per questa collaborazione.
Pensare ad un’immagine che vestisse il progetto di Teiuq è stato un cambio di campo abbastanza naturale anche perché abbiamo accompagnato il processo creativo comune ad un mio approccio alla produzione più istintivo. Ad un momento di progettazione ben programmato ha fatto seguito un momento di scoperta nel fare. Essere spettatori curiosi e attenti del proprio lavoro lo ritengo irrinunciabile.
Un disco fatto di sonorità internazionali, un collage, un mix di colori che la copertina rappresenta fedelmente. Come hai costruito la copertina di Wabi Sabi?
L’artwork ha preso corpo in maniera abbastanza spontanea durante un percorso di crescita e costante verifica.
L’immagine è stata costruita durante un confronto a due in cui si è trovata una sintesi estetica e visiva ad una necessità di comunicare un immaginario da parte di Fabio.
Fabio aveva un’immagine -un cielo invaso da stormi-, una storia -la leggenda dell’invenzione della musica da parte del dio Fuxi- e una visione -la bellezza dell’imperfezione. Io ho preso tutto questo e gli ho dato una forma.
Decidere di lavorare in serigrafia mi è sembrata una scelta necessaria, una tecnica nata in Giappone e a cui sono molto legata proprio perché mi permette di lavorare con l’errore, per me principio di bellezza e sorpresa.
La copertina ha diversi elementi che racchiudono in sé tradizioni e simbologie che rimandano ai luoghi da cui arrivano i suoni dell’album. Si vede infatti un cerchio, ovvero un grande sole che si riflette sull’orizzonte attraversato da un grande stormo che arriva a confondersi con una grande nuvola e a trasformarsi nel riflesso dell’acqua.
La cover finale è stata scelta poi tra una ventina di stampe tutte pezzo unico e differenti l’una dall’altra.
Chi ti ispira nel tuo lavoro?
Sono in continua ricezione, l’ispirazione è quindi a flusso continuo e arriva dalle persone che incontro, dai luoghi che attraverso e vivo e da accadimenti casuali. Ovviamente c’è poi tutta una serie di fonti d’ispirazione e confronto a cui guardo abbastanza frequentemente come alla sperimentazione assidua e alla sensibilità naturale di David Hockney, la materia fluida di Toccafondo, le forme imprevedibili di Canedicoda, la tensione al limite del Collettivo Cinetico, le voci di Stratos…
Copertina migliore di sempre?
La cover di un album che oramai ha più di cinquant’anni e che ha segnato un punto di non ritorno nel mondo della musica (e non solo): Sgt. Pepper’s Lonely Hearts Club Band dei Beatles.