Sul profilo Instagram, Streetviewportraits scrive “Agoraphobia & anxiety limit my ability to travel, so I’ve found another way to see the world“.
Le immagini che pubblica sono frame presi da google street view. Quando l’ho scoperto, lo scroll annoiato della home si è trasformato in stupore e perciò le ho chiesto una breve intervista sulla chat. Abbiamo deciso di limitarci a una veloce presentazione biografica/esperenziale del progetto di Streetviewportraits, ma il suo lavoro apre interessanti suggestioni sul senso dell’autorialità in fotografia nella nostra epoca tecnologica. Ogni frame è ripreso dalla macchina di Google che si muove nello spazio senza alcuna volontà di fare belle foto e assolutamente inconsapevole del suo sguardo random sul mondo. L’azione poetica di Streetviewportraits consiste “semplicemente” nel selezionare e trasportare le immagini dal pc al suo profilo Instagram. Ciò probabilmente non fa di lei una fotografa nel senso pratico della parola, perché non scatta nessuna foto in prima persona, ma a questo punto, chi sarebbe il fotografo, la macchina di Google? Cosa fa di un fotografo un fotografo? Il mezzo tecnico, la formazione culturale o il sapere cosa guardare? La scelta del frame?