Adam Dallos (Szombathely, 1986), attualmente con base a Budapest, fa parte di una corrente ben installata nel tessuto mittel/est europeo di pittori figurativi, che riescono a far riecheggiare motivi espressionisti del secolo scorso, adattandoli alla contemporaneità.

Ma partiamo da un momento ben preciso: nel 2010, il Museo Nazionale di Varsavia ha ospitato una mostra intitolata Ars Homo Erotica, a cura di Pawel Leszkowicz e Piotr Piotrowski – uno dei più influenti storici dell’arte polacca, scomparso nel 2015. È stata la prima mostra di arte omoerotica nell’Europa orientale ed è stata ospitata nel più importante museo di un Paese ultracattolico. Un anno prima dell’apertura, il Parlamento polacco stava già discutendo sulla messa al bando della mostra oltre a una serie di lettere minatorie anonime ricevute dai curatori. Tuttavia, a parte le proteste che hanno preceduto l’apertura, non si sono verificati incidenti rilevanti.
Come attestato dalle recensioni e dalle reazioni alla mostra, è chiaro che, al contrario del nudo femminile, quello maschile non è ancora considerato socialmente accettabile. In linea col suo punto di vista, la visibilità del desiderio omoerotico nell’arte può aiutare a facilitare un processo di guarigione in cui le distorsioni, i pregiudizi, le paure e la criminalizzazione del maschio nudo, potrebbero attenuarsi.
Sin dall’inizio dei suoi anni di scuola superiore, come racconta, Adam Dallossi è interessato a quegli studi di nudo maschile poco noti che portavano con sé tracce di un desiderio nascosto. Al di là dei meri studi anatomici, la voglia di dipingere giovani maschi nudi che gli assomigliassero è diventata un’esigenza rivelatasi poi terapeutica.
“Non ho avuto scelta”, ci dice, “è stato durante e attraverso il processo di pittura che ho potuto ottenere l’auto-accettazione. Tutti i miei pensieri, sentimenti, attrazioni e ricordi d’infanzia sono visibili negli sguardi dei miei nudi. Volevo creare bellissimi dipinti. in punti di forza. La mia estetizzazione è stata una specie di masturbazione egoistica; per me dipingere lo sguardo del ragazzo era una fonte di piacere sensuale ogni volta.
Ho un dipinto in cui ritraggo un ragazzo con un avvoltoio. Il ragazzo nudo sorride dal dipinto; con la bocca aperta, guarda dritto lo spettatore negli occhi. L’avvoltoio lo sta osservando, mentre sta lì, nudo. Indossa una collana di cuoio sottile. Con la mano sinistra tiene la mano destra, impedendo in tal modo l’azione. Quando dipingo un pavone, un cigno o un avvoltoio, mi vedo sempre in loro. Quando ero un bambino, ho disegnato molti pavoni. Erano i miei animali preferiti; li ho amati per la loro vanità, bellezza, grazia e mascolinità.
Le impronte espressioniste che si risaltano nelle mie opere, così come le pennellate, di solito dipendono dal mio umore quotidiano. Nei miei dipinti precedenti i tratti erano molto più calmi, come nei dipinti di pavone e cigno. Nei miei nuovi lavori sento che le onde sono molto più espressive, più selvagge e più forti.”
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