Il colore rosso per unire e dividere, per sottolineare e condividere, per esaltare ed evidenziare una realtà variabile e variegata di identità e sessualità dove il sesso biologico e l’espressione di genere non sempre combaciano.
Un tema complesso quello affrontato da Rossella Agostini in Gender Theory con la scrupolosa essenzialità di immagini dove pochi colori base e spazi racchiusi in geometriche proporzioni puntano l’obiettivo raggiungendo la meta senza perdersi in tortuosi cammini.
“Gender Theory is a photo series that rejects the idea that gender is strictly binary by exploring a reality where identity is not socially constructed. Both female and male subjects freely experiment with their bodies and self-images, testing the limits of acceptance.”
La donna e l’uomo si riflettono come in uno specchio dove l’una può sostituirsi all’altro in un continuo gioco di scambi, dove le percezioni di un lui sono complementari alle sensazioni di una lei in un ricorrente avvicendamento di identità e ruoli indefiniti. Anche le parti del corpo possono essere intercambiabili, come quel viso pensante adagiato sulla terra in attesa di una collocazione.
Sono immagini interessanti perché ci fanno pensare, sono corpi fotografati con delicatezza e sensibilità, sono giovani corpi di giovani che rompono con la loro solarità gli schemi rigidi dove sono stati collocati. Corpi che seguono linee che definiscono percorsi predefiniti e obbligati ma l’innocenza di sguardi che guardano lontano, la semplicità di una presenza pacata ma forte ci fanno sperare in un futuro lontano da vincoli precostituiti.
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