Basta guardare la copertina di W per essere trascinati nella gigantesca festa organizzata da Populous: posi lo sguardo, parte la musica e il dancefloor si incendia. Tutti ballano, ognuno con un suo stile, alla sua maniera, trasportato dal beat, libero, senza nessuna paura. La folla danza e continua a danzare, traccia dopo traccia, collaborazione dopo collaborazione. W (woman), è il tributo di Populous al libero e diversificato immaginario musicale femminile.
Le linee che fanno danzare questa tumultuosa ed energica folla al ritmo di Populous sono state tracciate dalla mano di Nicola Napoli, illustratore italiano che attualmente vive e lavora a Berlino.
Le ultime copertine dei dischi di Populous hanno un potere evocativo quasi onirico capace di trasportarti da subito nelle sonorità e atmosfere dell’album. Anche questa copertina sembra non tradire questa tendenza. Com’è stato approcciarti alla musica del producer e dj salentino?
Seguo il lavoro di Populous da molti anni e lo considero uno dei nomi più interessanti dell’attuale panorama musicale nazionale e internazionale. Mi ha sempre colpito la sua raffinatezza nel fondere musica elettronica e sonorità esotiche a volte molto diverse tra loro mantenendo però uno stile riconoscibile e molto personale. Ricordo che, la prima volta che ascoltai Xananas, ebbi una specie di epifania creativa, con quel vibe così tropical eppure così dark. La musica è un elemento chiave per il mio processo creativo, ciò che disegno è direttamente correlato a ciò che sto ascoltando e, prima di iniziare la nostra collaborazione, Andrea era già stato, un bel po’ di volte, la colonna sonora delle mie illustrazioni.
Parlando invece del processo che ti ha portato alla copertina di W: c’è stato un dialogo tra te e Populous per costruire questo scenario o avevi “carta bianca”?
Il concept dell’artwork è stato decisamente un lavoro di squadra, dopodiché ho avuto libertà totale nel sviluppare l’idea come preferivo. L’estate scorsa sono andato a trovare Andrea in Puglia e, una sera, mi ha fatto ascoltare un sample di HOUSE OF KETA dicendomi che per la cover del disco si immaginava un’atmosfera da party notturno che richiamasse un po’ le ballroom newyorchesi degli anni ’80. Lui aveva già in mente le mie illustrazioni ed io, ovviamente, conoscevo il suo stile musicale. È stato subito chiaro a entrambi che si sarebbe trattato di un artwork corale, in cui tante microstorie si sarebbero fuse tra loro andando a creare una immagine d’insieme armonica e omogenea. Abbiamo iniziato a fantasticare sull’idea di inserire in questo party immaginario alcune tra le icone musicali che più hanno segnato i nostri percorsi personali e artistici. Ecco quindi apparire Grace Jones, Amanda Lear, Loredana Bertè, Missy Elliott, Aaliyah, Peaches, Beth Ditto, Divine, mischiate ad altri ospiti sconosciuti ma altrettanto fabulous. Ci abbiamo messo dentro un po’ di tutto, dai voguing dancers alle latinas che ci danno dentro col twerking. Il giorno in cui ho finalmente completato l’artwork ho subito videochiamato Andrea per mostrarglielo. Lui lo vede, si prende due infiniti secondi di riflessione e poi sorridendo esclama: “benissimo, è proprio come me lo immaginavo”!
W is for woman: credo tu abbia trasposto sulla copertina identità, libertà, energia e voglia di essere ciò che si è con grande disinvoltura. Cliché, banalizzazioni e stereotipi sono sempre dietro l’angolo: è stato un compito difficile? Hai sentito una sorta di responsabilità?
Avendo un curriculum fatto prevalentemente di flyer devo dire che disegnare party è diventato negli anni un po’ il mio marchio di fabbrica: è un territorio in cui so muovermi abbastanza bene. È vero però che nel mondo dell’illustrazione la banalità è sempre dietro l’angolo, data la sottile linea tra caricatura e cliché. A volte, poi, c’è anche il rischio che l’ironia non venga colta, risultando involontariamente offensivi verso qualcuno o qualcosa. Però devo dire che con W è stato tutto molto lineare e penso che ciò sia dipeso molto dalla grande empatia verso i temi trattati nel disco. Andrea ed io volevamo celebrare l’universo femminile in tutte le sue sfaccettature, valorizzandone soprattutto i lati che purtroppo ancora oggi fanno storcere il naso a molti e quindi via libera a guerriere, anticonformiste, artiste, outsider e spiriti liberi!
Classica domanda di chiusura: qual è secondo te la copertina migliore di sempre?
È una domanda di chiusura difficilissima, ma se devo proprio rispondere scelgo Homogenic di Björk.