Il racconto visivo ed emozionale di Giorgia Bellotti si chiama Autoritratti nella mia Terra perché dalla terra nascono e nella terra pare vogliano tornare, una mimesi con madre natura che avvolge il suo corpo e il suo essere.
Autoritratti dove il viso è sempre celato da una natura amica che si presenta in calde tonalità, alberi rigogliosi sofficemente verdi dove Giorgia si mimetizza in un abbraccio amoroso tra il suo esile corpo e quelle fronde che pensiamo profumate, coprendosi ancora il volto di cui ognuno può immaginare dolcezza, levità di una pelle chiara e capelli ramati.

Così il corpo appare e scompare in sintonia con amati luoghi e il paesaggio diviene “Il paesaggio come teatro” – come scriveva Eugenio Turri, geografo, scrittore e uno dei maggiori esperti del paesaggio italiano – e dentro il paesaggio Giorgia diviene l’attrice protagonista di immagini che ci colpiscono per la loro capacità di percepire e trasfigurare luoghi, alberi, fiori, covoni di fieno.
Differenze palpabili tra quei fiori, quelle foglie, quelle spighe e il corpo di Giorgia e inattese somiglianze come le sue gambe affiancate a quel tronco di un albero dalle chiome maestose, mimetismo irradiato dal tramonto.
Immagini illuminate da una luce morbida e silenziosa, un cammino attraverso una natura di armoniche proporzioni e colori, una natura da scoprire con passi leggeri e sguardo attento e amoroso.

Il corpo nascosto, rivelato in dettagli che incuriosiscono e attraggono in un sensuale fascino colorato d’azzurro di inaspettata sorpresa come quelle gambe nude tra le ortensie, le une e le altre nel pieno della loro bellezza.

Autoritratti nella mia terra sono immagini che hanno affinità con la Land Art e Giorgia sintetizza con essenziali parole nel suo Quarantine diary il momento che lei, e il mondo intero, stanno attraversando:
“ Mi mancano le montagne, quelle tutte intorno, le strade da percorrere in auto con la musica alta e il vento tra i capelli. Là fuori l’estate si prepara”
Guarda tutti i lavori di Giorgia Bellotti sul suo sito.



