Kevin A. Rausch proviene da una famiglia che non ha molto a che fare con l’arte. Nato a Wolfsberger, a chiedergli da dove viene risponderebbe: “Probabilmente rimarrà una domanda senza risposta per la vita, è più importante invece interrogarsi sulla direzione in cui sta andando la mia arte”. Rausch può già vantare innumerevoli mostre: le sue opere sono state esposte alla Galleria 422 di Gmunden, alla Köppe Contemporary di Berlino, presso Hoorn & Reniers a L’Aia e alla Galleria Ariadne di Vienna. A luglio sarà presente in una collettiva alla Galleria Vorspann a Bad Eisenkappel e a settembre terrà una mostra personale alla Galleria Gerersdorfer di Vienna.
La sua prima esperienza è stata in uno studio a Hattendorf insieme ad altri artisti del Lavanttaler e Rausch la descrive come il “primo vero tentativo”: le conversazioni formative e molto stimolanti che spesso avevano luogo tra gli artisti del Turmatelier e più in generale gli scambi reciproci di idee sono stati di enorme importanza per l’allora aspirante artista. In seguito Rausch si è spostato a Vienna, città che non amava ma che nel tempo ha imparato ad apprezzare e la cui scena artistica è poi riuscita a plasmare lo sviluppo personale dell’artista. Ma Vienna ovviamente non è l’unica città da cui Kevin A. Rausch è attratto: “È molto importante lasciare il proprio ambiente familiare e immergersi in altri modi di vita e altre culture”. Da qui l’infinito amore dell’artista per Napoli, città che farà parte di un suo progetto successivo.
Gradualmente, le sensazioni estetiche sono entrate nell’arte di Kevin, insieme a scetticismo, rabbia e talvolta ribellione verso una realtà divenuta discutibile. “Io voglio intossicarmi di arte. E voglio gridarlo al mondo, e gridarlo ancora, è questo quello che voglio!” ha raccontato l’artista in una video-intervista.
La ribellione è anche visibile nella pratica pittorica di Rausch, nel momento in cui le tracce di pittura ritornano sotto i diversi strati già applicati. È contemporaneamente un atto di rimozione e di addizione: non essendoci un disegno prestabilito, la pittura si autodefinisce come tale. Questa tecnica è il tratto distintivo delle opere di Rausch e ne sottolinea una spontaneità che poi si va ad allineare al suo pensiero critico.

“Io considero lo sporco — ci dice — una macchia, uno schizzo sulla tela. Questo è per me l’inizio!”
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