Illustratore italiano con base a Vicenza, Ale Giorgini è uno dei tre creativi chiamati da Enel per dare immagine al progetto “Parole nuove per una nuova energia”. I suoi disegni, proiettati in un vivace immaginario 2D, hanno ritratto attraverso tre parole le forme di un mondo in perpetua trasformazione. Qui lo sveliamo in un’intervista che vi invita ad immergervi nella sua dimensione e a scorgere la sua mano disegnare in un’aura di perfetta e serena armonia. Così come le sue illustrazioni, storie che lasciano il sorriso sulle labbra, raccontano dei suoi tanti progetti e, nel profondo, anche un po’ di sé.
Partiamo dalle tre parole che hai illustrato per il progetto di Enel: digitalizzazione, talento e mobilità elettrica. Tre temi molto versatili che potrebbero applicarsi anche al tuo lavoro: come li interpreteresti nella tua carriera?
Parto dalla più difficile, ovvero il talento. Non credo nella visione dell’immaginario collettivo del talento come qualcosa di innato, quella sorta di luce divina che colpisce pochi eletti e li rende immuni alla fatica e alle difficoltà. Per me il talento è qualcosa che si costruisce. Non credo di essere nato con delle doti particolari, non disegnavo meglio dei miei compagni a scuola, non ero un predestinato. Ho scoperto nel disegno il mio linguaggio, il mio modo di parlare al mondo. Da piccolo passavo le ore sul tavolo della cucina accanto a mia mamma a disegnare senza stancarmi mai. Talento è la predisposizione ad investire tutto il tuo tempo e tutte le tue energie per far si che tu possa emergere. Così come è successo a me, da un autodidatta. La familiarità nello stare seduto per dodici ore al tavolo di disegno, chiuso in casa, cosa sconosciuta ai più, mi ha portato a credere in questo lavoro. Talento è la volontà di spendere il proprio talento, nel senso di moneta, intesa per tutti come il proprio tempo, per seguire ciò che si pensa possa essere la propria missione.
La digitalizzazione ha cambiato l’approccio dell’illustratore – e dei creativi in genere – in termini di formazione, logistica e divulgazione. Ha messo tutti sulla stessa linea di partenza. Senza il computer e la possibilità di formarmi sulla rete, sono certo non farei l’illustratore. Ha permesso enormi vantaggi nel lavoro come quello di poter essere virtualmente presenti in qualsiasi luogo del mondo. La digitalizzazione ha inoltre dato la possibilità all’illustrazione di essere applicata su una serie di media e strumenti impensabili fino a vent’anni fa, come ad esempio i social network (utilizzati da Enel per raccontare i contenuti dei suoi progetti), raggiungendo in maniera trasversale tutti per mezzo del linguaggio universale dell’immagine che non ha bisogno di essere letto o tradotto.
Mobilità elettrica. Credo sia davvero la parola del futuro, la parola che meglio racconta come sta cambiando il modo di muoversi. Penso che sia una doppia sfida renderla accessibile a tutti e garantire un sistema della mobilità elettrica realmente ad impatto zero per il futuro del nostro pianeta. Io, nel mio piccolo, ho ed uso un monopattino elettrico. Mi ritaglio qualche momento del mio tempo in studio per spostarmi a zero emissioni in città, magari anche per consegnare i miei lavori, preferendolo all’auto o alla moto. Per il resto il mio lavoro è più sedentario: sono le mie immagini a muoversi e a girare il mondo. Ho lavorato in ogni continente, ma ad inquinamento zero. Tendo a viaggiare poco per lavoro e molto per diletto. Infatti dal 2017 cerco di ritagliarmi ogni anno qualche mese di stacco completo dal lavoro per viaggi che mi diano modo di riposare e al contempo fare ricerca. Così è nato il progetto Intervallo: il primo anno ho trascorso 45 giorni in un viaggio on the road da nord a sud dell’Italia per ricaricare le batterie energetiche e creative. Nel 2019, invece, due mesi in viaggio per l’Europa, toccando sette diverse nazioni. Durante questi viaggi scatto fotografie come un normale turista, sulle quali però successivamente intervengo con il disegno: il risultato è un racconto di viaggio tra fotografia e illustrazione. Nel 2020 c’è stata una versione “lockdown” di questo progetto: ho chiesto ai miei follower di fotografare ciò che vedevano dalla propria finestra. Nel giro di qualche settimana ho ricevuto circa 1400 fotografie che mi hanno dato la possibilità di viaggiare virtualmente per il mondo.
Il progetto di Enel intende dare uno sguardo al futuro in termini di innovazione, come è cambiato il tuo lavoro da quando hai iniziato ad oggi e come pensi sarà in futuro?
L’innovazione mi ha dato gli strumenti per poter disegnare e il mio lavoro si è adattato giorno per giorno alle possibilità che l’innovazione ha offerto. I miei disegni sono diventati animazioni e oggetti reali. Sono sicuro che in futuro il mio lavoro continuerà a venire influenzato dall’innovazione, concedendo nuove opportunità per poter utilizzare l’illustrazione su nuovi media e su nuove frontiere della comunicazione. Nel settore della creatività chi non si lascia influenzare dall’innovazione è perduto.
Hai mai lavorato con l’animazione 3D o la virtual reality?
Purtroppo non ancora, ci sono sempre andato molto vicino, ma quelle opportunità non si sono mai concretizzate. Credo però che il mio immaginario si sposi poco con questo tipo di tecnologia: i miei disegni hanno la caratteristica di essere volutamente “piatti”: appiattisco le prospettive, i corpi e le forme, chiudendo il mondo in un tranquillizzante (per me) spazio bidimensionale.
Parlando di dimensioni, mi piacerebbe scoprire una dimensione più privata e personale del tuo lavoro. Nelle tue illustrazioni i soggetti sono personaggi che raccontano attimi di vita, sembra che racchiudano una loro storia, una loro anima. Dall’inizio della tua carriera ad oggi, come si sono relazionate con la realtà le storie che racconti? Sono testimoni del momento storico in cui sono state ideate o pensi possano parlare un linguaggio universale valido anche oggi?
Ho sempre voluto e pensato che il mio lavoro fosse una sorta di intervallo dalla realtà, un momento in cui poter immaginare un limbo di tranquillità fermato in un’istantanea in cui tutte le linee sono ferme a costruire un impianto armonico che esiste solo in quel momento. Ho sempre cercato di non raccontare ciò che succede nel mondo che mi circonda, quanto piuttosto di raccontarne uno nuovo, in cui tutto è perfetto e in sintonia. Sicuramente i disegni che realizzo riflettono, nascostamente, anche le emozioni che hanno segnato i momenti più belli o più bui della mia vita. Questo mi permette di fermarli nel tempo o esorcizzarli con un forte effetto terapeutico su di me.
Qual è la componente che non deve assolutamente mancare quando inizi a disegnare? Come imposti lo spazio in cui lavori?
Io lavoro nella casa in cui vivo a Vicenza. Il mio studio è molto colorato, pieno di giocattoli, libri, fumetti, poster, illustrazioni di amici a cui voglio bene. È una specie di “piccolo museo delle cose che mi piacciono e a cui sono affezionato”.
Dopo aver fatto colazione, entrare in studio, circondato da cose che mi fanno stare bene, è già metà del lavoro. Normalmente mi piace prima finire tutte gli impegni noiosi, come leggere e rispondere alle email, pianificare il lavoro, formulare preventivi e tutte quelle cose che sembrerebbero non dover far parte di un lavoro come il mio, ma che in realtà sono fondamentali per poterlo fare. Solo quando ho finito la parte “noiosa”, mi dedico al disegno.
Una volta depennato tutto, allora inizia la magia.
Quando inizio un progetto nuovo ho bisogno di silenzio e di sentirmi chiuso in una sorta di bolla all’interno della quale posso star chino sul foglio – o meglio sull’ i-pad – fino a sera, senza rendermi conto del tempo che passa.
Ho sempre desiderato poter lavorare da casa e il mio sogno per il futuro sarebbe quello di poterlo fare un giorno da una casa affacciata sul mare. Magari in Puglia, regione che amo profondamente.
Nella tua vita professionale, ti sei dedicato anche al festival dell’illustrazione ILLUSTRI e all’agenzia Magnifico. Oltre al sogno di avere una bella casa sul mare, hai altri progetti e obiettivi a lungo termine?
Ho lavorato al festival ILLUSTRI per cinque intensissimi anni, e nel 2019 ho lasciato la guida dell’associazione all’amico e collega Francesco Poroli. Ho fondato un’agenzia che si chiama Magnifico che rappresenta alcuni fra i più bravi illustratori italiani e adesso c’è un progetto nato da pochissimo del quale non posso dire nulla, se non che è un progetto legato all’illustrazione e che in questa avventura sono accompagnato da altri due colleghi. Spero alla fine di quest’anno di poterlo mostrare al pubblico.