Sta tornando di grande attualtà il problema del Ponte sullo stretto di Messina e il progetto multimediale A Place Like No Other di Antonino Barbaro ci aiuta a seguire le annose vicende che hanno portato a considerare un fallimento la realizzazione del più lungo ponte sospeso a campata unica mai progettato.
3300 metri di un’enorme sfida ingegneristica analizzati in una installazione multimediale – articolata in video, rendering 3D, materiale fotografico e d’archivio – che presenta ad un pubblico internazionale la storia di un ponte già famoso ma inesistente, indagando sugli eventi intorno all’insuccesso della costruzione dall’inizio del 2000.
Sollevando fondamentali questioni di interesse ambientale, ingiustizia sociale e l’uso di discorsi propagandistici per affermare il potere politico, la complessa e articolata ricerca si sviluppa intorno a quattro livelli: utopico, distopico, locale e globale.
Ma è una storia millenaria quella che si dipana nel corso degli anni perché già il console Lucio Cecilio Metello (290 a.C. circa – 221 a.C.) fu uno dei primi fautori di un ponte che avrebbe consentito il trasporto a Roma degli elefanti catturati ad Asdrubale durante la prima guerra punica.
Perché quello stretto di mare è un posto unico, un “posto come nessun altro” al mondo, è A Place Like No Other e ha alimentato fantasiosi racconti, leggende di funesti attraversamenti tra Scilla e Cariddi – i mostri omonimi che tormentavano la navigazione – e storie di progetti molto arditi per congiungere finalmente la Sicilia alla Calabria con studi di ingegneri, tecnici, geologi, ma anche economisti e industriali per realizzare quell’ “attraversamento stabile tra la Sicilia e il Continente” definito anche il “cavalcamare” su quello che i locali chiamano u Strittu.
E ci colpiscono in A Place Like No Other anche le frasi di chi vive lì, cittadini intervistati che dicono “la loro” su quel ponte fantasma che tanto già è costato alle casse dello stato. Sono parole di chi si sente un predestinato a non poter decidere del proprio destino:
“Un atto di violenza prepotente verso di noi, le nostre case e la nostra terra.
Invece di celebrare ciò che abbiamo, le nostre tradizioni e le ricchezze naturali, sprechiamo i nostri soldi e le nostre discussioni attorno a un ponte che non esisterà mai.
La verità è che il ponte sarebbe solo un’unione tra Cosa Nostra da una parte, Ndrangheta dall’altra.”
Antonino Barbaro, artista e scrittore laureato in Filosofia a Milano e con un master in Fotografia documentaristica conseguito al London College of Communication, vive e lavora a Londra. Nella sua ricerca fotografica predilige esplorare temi antropologici, ambientali e concettuali. Collabora da tempo con “Phroom – International Research Platform for Visual Culture”, dove scrive saggi e articoli sulla fotografia contemporanea e conduce una serie di conversazioni con artisti internazionali emergenti e più affermati.
Guarda il progetto sul sito e su Instagram.