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Sin-ying Ho – artista ceramista e designer originaria di Hong Kong che ora vive a New York ed è assistente professore presso il Dipartimento d’Arte del Queens College – è una cittadina del mondo e lei stessa ama definirsi global sapiens. Ha conseguito un BFA presso il Nova Scotia College of Art and Design e un MFA presso la Louisiana State University, ha studiato all’Jingdezhen Ceramics Institute in Cina, uno dei più prestigiosi istituti dedicato allo studio delle arti ceramiche e Jingdezhen è considerata la culla della porcellana. Questo suo multiculturalismo fonde un forte senso di eredità ed identità cinese con le influenze del mondo occidentale. Nelle sue opere Sin-ying Ho seleziona elementi europei e cinesi e trae anche ispirazione dalla storia della Via della Seta.
Ho tu descrivi la tua esperienza di vita come “il tuo personale viaggio sulla via della Seta” in una esclusiva e continua ricerca di scambi culturali. Raccontaci i momenti salienti di questo tuo viaggio avventuroso che ha forgiato la tua arte.
Il mio viaggio è un’avventura di vita continua che è ancora in corso. Ci sono due aspetti del mio viaggio sulla “Via della Seta”: uno è quello culturale “l’anima e l’umanità” e l’altro è quello “fisico e geografico”. Credo che l’aspetto più gratificante e influente sia l’aspetto umano, rappresentato dalla diversità delle persone che ho incontrato e di quelle del passato che costituiscono la storia e lo sviluppo delle culture globali.
Anima e Umanità: sono nata e cresciuta a Hong Kong, sono emigrata in Canada e ora vivo a New York. Il mio lavoro riflette l’impatto della globalizzazione sui prestiti culturali e sulle interazioni in un “villaggio globale” accelerato.
Crescere in una colonia come Hong Kong genera un senso di allontanamento e comporta una costante negoziazione della mia identità. Alla nascita mi hanno chiamata Ho SinYing, un nome inglese-cantonese tradotto dalla fonetica cinese all’inglese. A scuola studiavo l’inglese ma fuori dalla scuola non lo parlavo con nessuno. Questo ha creato una dicotomia nella mia vita che è stata influenzata dall’ambiente coloniale di Hong Kong negli anni ’70 e ’80. Questo paradosso non riguarda solamente me, ma riguarda anche il nostro villaggio globale.
I miei lavori si sono concentrati sull’esprimere e descrivere lo scontro tra cultura orientale e occidentale. Il contesto di questo lavoro comprende il nuovo contro il vecchio, tecnologia contro tradizione, comunicazione contro linguaggio, estetica contro identità culturale ed economia contro potere. Ho esaminato il rapporto tra il linguaggio dei simboli e i simboli ornamentali ispirati alle porcellane cinesi. Ho usato icone, segni e loghi aziendali per contestualizzare le culture intersecanti di Oriente e Occidente, nuove e antiche, nella globalizzazione economica del 21° secolo. Ho mostrato che i segni visivi e i simboli linguistici sono ugualmente importanti per tracciare e registrare la storia, la cultura e la geografia. Attingendo da alfabeti, simboli, segni internazionali, codici binari di computer e simboli ornamentali, motivi decorativi densamente dipinti presi sia dall’Oriente che dall’Occidente, su un classico vaso di porcellana per indicare l’identità delle culture. Questi dettagli attraversano i confini del tempo e della distanza geografica.
Momenti salienti del mio viaggio avventuroso che hanno forgiato la mia arte fisica e geografica: quando vivevo a Hong Kong, facevo l’attrice al Chung Ying Theatre. Il teatro era sponsorizzato dal British Council e dal Royal Jockey Club. A quel tempo, Hong Kong era una colonia britannica, sotto il dominio imperialista della Gran Bretagna. Sono emigrata in Canada e ho studiato approfonditamente ceramica allo Sheridan College e al Nova Scotia College of Art and Design. Ho visitato il Louisburg Museum, in Nuova Scozia, dove erano esposti frammenti di porcellana cinese provenienti da un relitto trovato nell’oceano vicino a Louisburg. Incuriosita ho studiato la storia di Marco Polo, il mercante che viaggiò in Cina e riportò in Italia porcellane cinesi. Ho visitato città come Gubbio, Faenza, Venezia ecc… Quando sono stata in Turchia, potevo ancora vedere le tracce delle carovane e degli edifici della Via della Seta. Mi sono immaginata viaggiare su di un cammello lungo la “Via della Seta”.
Mediante la tua tecnica cut-and-paste crei opere anche di grandi dimensioni, dove si mischiano dettagli dipinti a mano, disegnati digitalmente e poi trasferiti su una superficie smaltata. Riesci a creare un mix perfetto tra analogico e digitale dove si amalgamano storie di vita e parole, anche qui miscelando alfabeti e lingue. Ci parli di questa tua tecnica così particolare e che ci affascina?
Ho combinato la tecnica tradizionale Once Fire di Jingdezhen utilizzando lo stile di pittura al cobalto dipinto a mano (Gong Bi Qing Hua) – che fiorì durante la dinastia Ming della Cina – con la stampa digitale di decalcomanie su argilla per formare giustapposizioni nel mio lavoro. La stampa delle decalcomanie mi consente di produrre immagini e motivi fatti in casa al computer, che possono essere trasferiti sull’opera in ceramica smaltata. Le decalcomanie sono rese permanenti ricuocendo l’opera. Esteticamente, questo metodo forma un forte contrasto di colore rosso e blu. Concettualmente, combinare antiche e nuove tecniche artistiche è un altro modo per me di negoziare il passaggio e il cambiamento tra la tecnologia e gli strumenti manuali come il pennello.
“Dopo tanto tempo che me ne occupo, mi stupisce ancora la complessità del processo.”
“Sono nata e cresciuta a Hong Kong, sono emigrata in Canada e attualmente vivo a New York. Il mio lavoro riflette l’impatto della globalizzazione sui prestiti culturali e sulle interazioni in un “villaggio globale” accelerato.” Queste tue parole riflettono il tuo “modo” di fare arte. Le forme e i colori di certe tue ceramiche che combinano tecniche tradizionali – Once Fire di Jingdezhen e lo stile di pittura al cobalto dipinto a mano Gong Bi Qing Hua che fiorì durante la dinastia Ming della Cina – sono il frutto di lunghi studi e abilità tecnica. Ci parli dei tuoi primi esperimenti?
Questa abilità e combinazione di tecniche è un percorso costante di decisioni consce e inconsce che sono state influenzate da eventi e contatti esterni. Questi incontri hanno stimolato la mia immaginazione e alimentato i miei concetti e le mie idee, formando un solido percorso di evoluzione e sviluppo. Ho imparato la pittura al cobalto a mano di Gong Bi Qing Hua al Jingdezhen Ceramics Institute di Jingdezhen in Cina, oggi Jingdezhen Ceramics University, quando sono andata a Jingdezhen nel 1996 come prima studentessa dal campus del Nova Scotia College of Art and Design. Avevo intenzione di concentrarmi sulla scultura in ceramica ma nessuno dei corsi rientrava nel mio programma così ho deciso di imparare tutte le famose decorazioni offerte dal dipartimento di design della ceramica. Mi ha incuriosito per molto tempo l’esecuzione di porcellane con minuti dettagli di Gong Bi Qing Hua e mi sono chiesta perché questa tecnica e questo stile sono fioriti sino a configurare una cultura. Comprendere l’uso della punta fine del pennello, la miscela di Qing Hua (pigmento di cobalto) con l’acqua del tè, controllare la tonalità blu da scura a chiara, dipingere su uno strato asciutto di porcellana, smaltare senza doppia cottura ma una volta sola a 1330 °C, queste sono l’esperienza e la saggezza dei nostri antenati. Dopo tanto tempo che me ne occupo, mi stupisce ancora la complessità del processo. Senza il grandissimo impegno nell’imparare dal mio insegnante al Jingdezhen Ceramics Institute, non ci sarei mai arrivata provando da sola.
Nella tua attuale mostra Constructed Realities: Life Beyond Borders ospitata nella prestigiosa Nilufar Gallery di Milano, sono presenti, tra gli altri, i tuoi lavori più recenti della serie Garden of Eden. In monumentali forme, alte tra il metro e ottanta a più di due metri, ispirate alla figura umana e alla sua natura tocchi i temi dell’avidità e del consumismo, le speranze e le trasformazioni tecnologiche… Parlaci di questa tua ultima serie.
Il Giardino dell’Eden (GofE) rappresenta storie di comportamento umano da osservazioni interculturali ed esperienze personali. GofE è stato ispirato dall’inno rock Iron Butterfly chiamato “Innagaddadavida”, che è una traduzione contemporanea di Garden of Eden. Questo corpus di opere non era inteso come un collegamento religioso diretto, ma come uno specchio che riflette le mie osservazioni sulle esperienze di vita contemporanea. GofE è un giardino mitico, un luogo di bellezza incontaminata e naturale. L’Eden è la ricerca del paradiso, un luogo leggendario di beatitudine, gioia e appagamento, un luogo di riflessione, meditazione e un rifugio sicuro dalle delizie terrene. Il crollo del mercato immobiliare, dei mercati azionari e il collasso economico mi hanno ispirato a realizzare vasi a grandezza naturale raffiguranti la natura umana universale e le caratteristiche dell’uomo: avidità, desideri materialistici, speranze e trasformazioni tecnologiche. Questi tratti sono intrinseci al concetto di questa serie. Il vaso a grandezza umana si ispira alla sagoma della figura umana e ciascuno è alto tra il metro e ottanta a più di due metri. Dipingo la tradizionale pittura cinese dei cento fiori con pigmento di cobalto per giustapporre una silhouette di “Adamo ed Eva” come riferimento ai dipinti rinascimentali. All’interno della silhouette utilizzo simboli digitali contemporanei, loghi aziendali, grafici degli indici di borsa e linguaggi diversi che vengono poi trasferiti con una tecnica di decalcomania digitale. Queste immagini del consumismo e la traccia della tecnologia creano una metafora visiva che esprime il rapporto tra la natura umana in costante mutamento e il continuo cambiamento del nostro mondo fisico. Mentre il mondo entra in una nuova era di globalizzazione, persone di molte nazionalità e culture si fondono e si evolvono in qualcosa di ignoto. Mi riferisco alle collisioni della mia stessa esperienza di cinese di Hong Kong che vive in Nord America per parlare all’universale. Il mio lavoro invita gli spettatori ad interrogarsi sul significato e sulla logica degli sforzi umani.
Stai lavorando ad altre serie? Parlaci dei tuoi progetti futuri, delle tue speranze artistiche proiettate nel mondo globale, mai come ora divenuto forse troppo piccolo per un’umanità litigiosa ed in continua crescita.
Sì, sto lavorando all’installazione di 1000 Rabbits. Il mio segno di nascita animale cinese è il Coniglio che rappresenta la bellezza femminile globale. Ogni coniglio avrà immagini di donne diverse provenienti dalle molte culture e paesi del mondo. Continuo a sviluppare il discorso intrapreso con l’opera intitolata Graces. Il Coniglio per me ha un profondo significato simbolico e ha una grande valenza culturale globale. I conigli in natura sono indifesi tranne che per la loro velocità nella corsa. Pertanto, sono associati maggiormente alla pace, all’innocenza, alla gentilezza e alla vulnerabilità. Inoltre, essendo molto prolifici, sono spesso associati all’abbondanza e alla fertilità. Le persone nate nel segno del Coniglio sono considerate eleganti, gentili e alla mano. Come donna, vedo le descrizioni di cui sopra come una rappresentazione di tutte le donne del mondo. La porcellana è uno dei grandi tesori della Cina e del mondo, è come un oro bianco nel mondo della ceramica. Ho scelto di unire il prezioso materiale della porcellana cotta con legno e sale con il simbolismo del Coniglio per proiettare visivamente un’immagine che diventa più maestosa della dimensione fisica dell’oggetto. Il processo di cottura a legna e sale produce un’inaspettata varietà di aspetti che rappresentano la diversità che si sviluppa dall’identica forma dei conigli. Ogni coniglio rappresenta una narrazione di significato culturale simboleggiata dalle donne ritratte. Ho selezionato donne di molte culture e Paesi che rappresentano un mondo che va oltre la religione, la lingua, i costumi o il genere. Ogni donna ha la sua storia culturale che è più significativa della sua rappresentazione visuale.
Sin-ying Ho
Constructed Realities: Life Beyond Borders @ Nilufar Gallery