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Tremila chilometri per riscoprire il fascino dell’Islanda, per rintracciare i luoghi più asettici e impersonali dell’isola, quegli spazi “vuoti” di turisti ma pieni di una natura austera e magnetica.

Il fotografo Luca Arena, daltonico, ha voluto ricordare nel titolo The lagoon is not pink un episodio accaduto sul ghiacciaio Vatnajökull quando, rivolgendo il viso a valle ha detto alla guida: “Che bella questa laguna rosa” e la risposta della guida ha fornito l’azzeccato titolo del suo libro: “The lagoon is not pink”.
“Sono daltonico da 34 anni e ogni giorno cerco di farmene una ragione, mi dedico ai viaggi e reportage fotografici. Molto legato al tema dei colori e alla loro percezione, amo fotografare contesti urbani e suburbani isolandoli dall’ambiente circostante”

In viaggio con Luca, scopriamo un’isola dagli impervi territori dove forte è ancora la voce di una natura in cui i cavalli si rincorrono liberi mostrandoci paesaggi punteggiati da sobrie e frugali case. Sono immagini silenziose dove di tanto in tanto compaiono uomini che immaginiamo taciturni.
La luce che riempie queste fotografie ci ricorda le incredibili immagini dell’Islanda nel film Godland – Nella terra di Dio del regista islandese Hlynur Pálmason.
Luca Arena (1988) è nato il primo giorno di primavera alle 9:30. È daltonico da 35 anni e ogni giorno cerca di farsene una ragione. Ha studiato economia e marketing presso l’Università di Pisa e nel tempo libero si dedica a viaggi e reportage fotografici.
Molto legato al tema dei colori e alla loro percezione, ama fotografare contesti urbani e suburbani isolandoli dall’ambiente circostante.
Ha all’attivo diverse mostre personali e pubblicazioni online. Il lavoro Impersonalism: Tenerife è stato presentato al pubblico con una mostra personale presso lo Spazio 32 di La Spezia, luogo di riferimento culturale di Fondazione Carispezia, mentre il progetto Á means river | Ísland e il relativo libro omonimo è stato esposto al GATE 26A di Modena.
Predilige il grande formato di stampa, la carta a uso manifesto e i luoghi espositivi all’aperto, soprattutto se muri grigi e impersonali.