Sergi Arbusà e Pol Clusella sono i due giovani fondatori del collettivo Penique productions, nato a Barcellona nel 2007.
Le installazioni effimere realizzate dal collettivo perseguono un’idea semplice ma allo stesso tempo versatile: gonfiare enormi palloni di plastica all’interno di strutture di diversa natura. Ciascun lavoro è pensato a partire dal luogo che lo ospita: l’intenzione è quella di appropriarsene e di interromperne la routine, donando ad esso una nuova identità. Il pallone incarna l’opera d’arte in sé e per sé e al tempo stesso s’intrufola come un corpo estraneo, un parassita, all’interno del sito, di volta in volta modellandosi attorno alle sue forme e creando un nuovo modo di far interagire gli spazi tra di loro e con i visitatori.
È forse proprio questa interazione tra spazi e persone l’elemento che dà carattere alle opere dei Penique productions, sebbene l’idea di farvi circolare la gente all’interno sia nata un po’ per caso: Espai 1 (2007), la prima installazione gonfiabile realizzata, era stata originariamente concepita come un oggetto che facesse da ostacolo tra gli ambienti espositivi dell’Università di Barcellona, ma nel corso della realizzazione emerse la possibilità di accedervi all’interno e di godere di ulteriori, inaspettate potenzialità. Da quel momento il collettivo ha continuato a riproporre lo stesso format e ad evolverlo in strutture più complesse, dove gli spazi esistenti risultano ricalcati fedelmente, come in La capella (2009) e la Sala Dogana di Palazzo Ducale a Genova (2011), o stravolti con l’utilizzo di elementi divisori temporanei, come in Sala Buit (2011), installata nella galleria di Barcellona Absolute Art Space, e Espaço 180 (2013), un biscione ritorto attorno a una griglia regolare di aste, realizzato a Lisbona in occasione del Festival IN, fiera dell’innovazione e della creatività.
Il repertorio dei Penique conta interventi adattati a diverse scale e occasioni. L’ultimo è stato realizzato a gennaio 2015 a Rio de Janeiro all’interno del Parque Lage: un enorme involucro arancione occupa l’intero cortile del grande edificio in stile palazzo romano del ‘500 nel bel mezzo del parco, sede della Scuola di Arti Visuali e di un bar. Il grande telone arriva a penetrare l’acqua della piscina che padroneggia il centro della corte, permettendo agli avventori di rinfrescare le caviglie o ‒ i più temerari ‒ addirittura di farsi un bagno in questa ambientazione insolita, come testimonia il video che, come per ogni altro progetto caricato sul loro sito, mostra il processo di messa a punto dell’opera. Bathroom (2009), come evidenziato dal nome stesso, occupa invece un’area molto più piccola: un bagno, il quale, vedendosi negate le proprie funzioni originarie, mette in luce altre di quelle che possono essere le caratteristiche di un ambiente familiare e quotidiano. Al di là delle partecipazione ad esposizioni e festival artistici, le creazioni dei Penique productions si sono occasionalmente prestate anche a degli eventi per la moda, come la scenografia per la sfilata di Maison Martin Margiela alla Paris Fashion Week 2012: immancabilmente rivestito di bianco e “su misura”, l’Hôtel Salomon de Rothschild si adatta ai principi del marchio e assume le fattezze di un ambiente neutro, intoccabile, una versione chic di quei vecchi palazzi abbandonati e con i mobili rivestiti di lenzuoli bianchi per evitarne il danneggiamento.
Sebbene siano numerosi gli esempi di arte o architettura gonfiabile, osservando i lavori dei Penique productions non si può non considerare la land art di Christo e Jeanne Claude, ugualmente effimera e in situ, dichiaratamente senza significato e senza ruolo sociale, politico, economico, morale o filosofico.Se questi ultimi impacchettano gli edifici dall’esterno, i Penique productions lo fanno dall’interno, tuttavia i colori e la consistenza della plastica dei giovani spagnoli richiamano non poco quelli dei “packaging” fuori-scala della nota coppia. Non sappiamo quanto di Christo e Jeanne Claude possa aver ispirato i Penique, ma è interessante notare che, al di là dei mega-impacchettamenti, i due land-artist abbiano realizzato nel 1967, assieme agli studenti del Minneapolis School of Art, 42390 cubic feet empaquetage, un gigante pallone impacchettato e pieno di palloncini ma chiuso, valido solo come installazione esterna, laddove Big Air Package, l’ultima opera di Christo, realizzata in Germania nel 2010, successivamente alla morte della compagna, sia un monumentale pallone, attraversabile dal pubblico.