Con l’ottava personale presentata fino al 4 luglio alla Lisson Gallery di Londra, l’artista irano-britannica Shirazeh Houshiary ha voluto suscitare sensazioni vorticose, sovrapposte e multiple. Smell of First Snow indaga ciò che è intangibile ed evanescente, la realtà sottesa alle forme e alle superfici.
Le tele esposte alla Lisson sono segnate da leggerissime spirali costituite da due predicati, ‘sono’ e ‘non sono’, che se osservati nella totalità dell’immagine non hanno senso linguistico, ma individualmente sono cariche di vibrazioni e portatrici di associazioni non verbali, in una trama che interseca ed avvolge dipinti nebulosi, dalle sembianze lunari o solari che inducono all’avventurarsi dei sensi. Le opere danno la sensazione di essere parte di un flusso migratorio, di una ricerca atmosferica che porta alla cristallizzazione sulla superficie pittorica di potenti ed inquiete energie, creatrici dell’universo. Alcune opere riprendono la struttura atmosferica del cielo, come il dittico A Deluge, una tela composta dall’unione di migliaia di parole, la cui pigmentazione cobalto e viola ricorda la luminosità di una nuvola. La struttura dell’opera nella sua grandezza consente all’osservatore di carpire ogni singola parte nella sua unicità, ogni parola nella sua simmetricità contribuisce alla creazione di un flusso cosmico infinito, che sfocia dai due pannelli. Lavori come Zero e Seed, invece, sono carichi di energia in divenire.
L’accostamento cromatico del bianco e nero accresce la sensazione di sacro in un’ascesa vorticosa di parole necessarie, proprie come può essere il respiro. Queste due opere cercano con successo di esprimere tramite la congiunzione dei sensi e del ricordo ciò che è arcaicamente conosciuto nell’interiorità. L’esposizione è arricchita da sculture quali Allegory of Sight e Allegory of Sound che indagano la natura del respiro. Le due opere d’acciaio inox che partono dal muro assomigliano a nastri danzanti o lunghezze d’onda, dipinte di bianco o nero, evanescenti, sembrano partire da una profondità corporale che porta a paragonarle al èlan vital che si diffonde non solo nella tridimensionalità dello spazio, ma anche tra l’essenza delle cose, tra le ombre proiettate che diventano continuazione dell’opera, così la vibrazione diventa un allungarsi di forme nello spazio.
Le tele e le sculture di Houshiary sono la piena rappresentazione delle consapevolezze dell’artista, di una ricerca più che decennale nei confronti della spiritualità dei materiali, degli slanci dell’essenza e dei flussi cosmici che li attraversano in un imperdibile viaggio attraverso l’universo che attraversa la nostra persona.