Paolo Berto, che di professione fa l’insegnante di liceo, è un fotografo dalle ampie vedute. Nato a Verona nel 1972, si trasferisce nel 2002 a Lodi dove lavora e sperimenta il linguaggio che più lo appassiona: la fotografia. Le sue foto sono un’analisi dettagliata di ciò che gli è caro ed evidenziano in lui la potenzialità di un attento e minuzioso osservatore della realtà e dei suoi contenuti reconditi.
Ciò che più lo suggestiona è la natura del territorio in cui vive, la Pianura Padana. La zona, avendo ampiamente perso la sua aura di luogo selvaggio ed incontaminato, a detta dell’artista, conserva ancora qualche macchia di vegetazione originale ed autentica. Ed è proprio tra i rami più fitti ed i rovi più audaci che l’artista è riuscito a ritrovare una dimensione intima. Se la natura è metafora della vita, dell’interiorità dell’individuo, l’intento di Berto non è quello di renderla oggetto fotografico ed esaltarne la bellezza, ma ricercare tra le sue anse terrose il guizzo creatore e creativo. Nelle forme casuali e nelle disposizioni avventate della natura, l’artista intravede la causalità del mondo astratto, così che i giochi intricati di erbe ed arbusti lasciano intravedere una texture tutta nuova ed originale. Le ragnatele naturali di Berto sembrano rivelare la necessità di una fotografia introspettiva che trascenda dalla semplice bellezza del raffigurato, ma che si rivolga alla capacità umana di rinnovare puntualmente la propria immaginazione svincolando dallo spunto iniziale. Così nelle immagini raffiguranti innumerevoli rami, si intravedono altrettante possibilità, ed ognuno può vedere se stesso.
Come dice Toni Negri, “l’astratto è la nostra natura, l’astratto è la qualità del nostro lavoro, astratta è la sola comunità nella quale esistiamo”[1] e per comprendere l’arte è necessario comprendere il dolore che si è abbattuto sul luogo nudo, sconvolgimento necessario per creare un essere nuovo. Paolo Berto sembra aver ovviato alla ricerca del reale guardando non troppo lontano, non in un raro evento, ma nell’incontro con la natura superstite, scintilla di creazione da cui possiamo solo estrapolare insegnamenti, immagini e significati profondi.
[1] Nicolas Martino (a cura di), Toni Negri, Arte e Multitudo, Roma, 2014.