Berlin-Oslo è il nuovo progetto audio-visivo realizzato dalla collaborazione di quattro artisti – Christopher Ledger e Sten Erland Hermundstad per la parte musicale, e Sofia Mattioli e Rebecca Salvadori per la parte video.
Berlin-Oslo è un lavoro limpido ed essenziale, in cui la sintesi minimale degli elementi visivi e sonori crea una sottile ma trascinante tensione espressiva, in cui i riflessi del mare, le note del pianoforte e le sonorità elettroniche, creano una realtà onirica e rarefatta.
Abbiamo chiesto a Christopher Ledger, Sofia Mattioli e Rebecca Salvadori di raccontarci il loro lavoro.
Sin dal titolo Berlin-Oslo è attraversato da una tensione dialogica: è il risultato di una collaborazione con Sten Erland Hermundstad ed è formato dall’accostamento di elettronica e pianoforte. Puoi dirci come è stato sviluppato il brano?
CL – Il titolo ‘Berlin-Oslo’ indica le due città in cui io e Sten vivevamo durante la composizione del brano.
Sten è un pianista norvegese molto talentuoso ed è stato lui a tener conto in maggior parte dell’armonia della parte realizzata al piano, mentre io mi sono occupato dell’arrangiamento e della parte glitch ed elettronica.
La nostra collaborazione è nata in maniera molto spontanea. Ci conosciamo da circa due anni, e fin dal primo momento c’è stata una forte intesa e stima reciproca dal punto di vista artistico.
Abbiamo così cominciato un intenso scambio di suggestioni, idee ed opinioni che, con il passare del tempo, ci hanno permesso di scoprire una affinità anche personale, rivelandosi come un ulteriore punto in comune.
La decisione di lavorare insieme è stata una naturale conseguenza.
Berlin-Oslo è la composizione che rappresenta meglio il nostro lavoro e la nostra intesa artistica e personale. Inoltre, un ulteriore motivo di soddisfazione è stato aver trovato una simile intesa artistica e personale con Sofia e Rebecca, due artiste tanto brave quanto eclettiche, che si sono occupate della realizzazione della parte visiva del progetto.
Quindi anche il video è stato il risultato di un lavoro a quattro mani, che però ha dato vita ad un lavoro semplice ed essenziale. Come avete trovato questa sintesi minimale?
RS – Sofia ha costruito nel tempo un archivio di riprese, di frammenti video che hanno una natura trasformabile ed adattabile quando unita ad altri elementi come per esempio la musica o il silenzio. Mi trovo molto vicina a questa modalità di lavoro, e la complicità creativa che abbiamo sviluppato nel tempo ha aiutato a rendere il video poetico ed uniforme anche se fatto a quattro mani. Inoltre la musica di Christopher e Sten unisce perfettamente tutti gli elementi verso una sintesi minimale oltre che in un crescendo poetico.
SM- La semplicità del video sta nel fatto che è stato realizzato in maniera molto immediata, utilizzando del footage già girato con il mio I-iphone, successivamente modificato su final cut. Ho guardato un po’ nel mio archivio per cercare qualcosa che potesse funzionare ed ho trovato delle riprese del mare che avevo realizzato tempo fa. Mi sono sembrate subito adeguate per il nostro progetto, visto che Christopher vive ad Anzio e il mare, l’acqua sono elementi la cui influenza si percepisce chiaramente nel suo lavoro.
Penso che sia stato il lavoro precedente a questo, “Continuum“, ad ispirarci a questo tipo di procedura, a trasformare qualcosa che già si ha in qualcosa di nuovo, come fosse un’evoluzione naturale, senza dovere costruire una storia del tutto nuova… non sempre e possibile ma qui ci siamo riusciti.
Lo stretto rapporto tra immagini e musica, e il dialogo costante con i musicisti sembra essere un elemento fondamentale del vostro lavoro.
RS – Esattamente, il dialogo tra immagini e musica, l’assemblaggio e rielaborazione, i rapporti umani e le loro implicazioni, sono sempre stati temi centrali della mia ricerca visiva e il punto d incontro con la sensibilità e le idee di Sofia.
SM – Credo che il dialogo tra la musica e le immagini dovrebbe cercare di essere il più semplice possibile, visivamente delicato, così da restare aperti alle possibili interpretazioni dello spettatore.
Semplicità secondo me è sinonimo di eleganza.
Ciò che cerco di fare è sentire la sensibilità dietro al messaggio di chi sta dall’altra parte, cercando di identificarmici e portarla altrove con la maggiore leggerezza possibile.
Un video deve lasciare degli spazi aperti, in modo da permettere di entrarci a chi lo guarda.
Pensate di continuare su questa strada? A cosa state lavorando al momento?
SM – Al momento io e Rebecca stiamo organizzando il lavoro per la realizzazione di altri video basati su due miei concept, che sono stati tenuti da parte per un po’. Uno affronta in maniera giocosa alcune tematiche femministe. Il punto di partenza è stato la lettura di alcuni testi di Simone de Beauvoir, che mi hanno portato a riflettere sul dualismo femminile. Ho proseguito poi questa riflessione leggendo delle divinità femminili nelle culture orientali, affrontando il tema della magia della bellezza femminile, tenendo conto sempre di tutte le nostre fragilità, paure e insicurezze. L’altro è un video ispirato al colore rosa, ma per ora non posso dirvi altro.
Oltre alle collaborazioni con Rebecca al momento sto lavorando personalmente a molti progetti diversi: video su commissione, foto e poesie. Per la prima volta poi sto seguendo un documentario per una organizzazione non governativa come director. È un’esperienza nuova che non vedo l’ora di affrontare.
Infine c’è il mio sogno più grande, quello di realizzare un documentario con bambini sordi in giro per il mondo, con le musiche e le danze di paesi diversi.
RS – Oltre a quelli con Sofia sto lavorando a diversi progetti personali. Quello a cui tengo di più sicuramente è il documentario che racconta il mio viaggio attraverso i ritratti di artisti e musicisti girato nell’arco di otto anni in diverse città del mondo.