“A parte le caratteristiche morfologiche e i riflessi nervosi, ghiandolari e organici determinati da eoni di evoluzione fisica, tutto ciò che siamo, tutto ciò che sentiamo, pensiamo, diciamo, facciamo, speriamo e sogniamo, è prodotto unicamente del nostro patrimonio ambientale.”
Howard Phillips Lovecraft – Tradizione e modernismo: il senso comune nell’arte
Daikichi Amano è un fotografo giapponese nato nel 1973; dopo una breve carriera nell’ambito della moda decide di dedicarsi ad un tipo di fotografia definibile inesplorato e a tratti frainteso.
Comincia così il suo duplice percorso attraverso il Giappone e il feticismo. Corpi di donne asiatiche verranno letteralmente invasi e posseduti da polpi giganti, rispettando la vera e propria legge dell’Octopus Fetish, feticismo appunto dei polpi.
Quello dei polpi non va interpretato come un assalto, si può ben notare negli occhi, nella bocca e nella postura delle donne, la loro totale concessione a essi pronte ad essere amate, toccate e possedute.
Col passare del tempo i cefalopodi non saranno più i soli ad abitare i corpi delle modelle di Amano; larve, lucertole, pesci, rospi e insetti di vario genere si faranno sempre più largo all’interno – e all’esterno – delle giovani donne, creando un perfetto equilibrio donna/animale che dona alle immagini un tono viscido ma erotico, scabroso ma non volgare, la trasfigurazione stessa di un incubo reso realtà, l’esorcizzazione di ogni fobia.
Quelle che oggi definiremmo forse immagini pornografiche, non sono altro che l’evolversi di una già antica tradizione artistica giapponese.
Già a partire dal XVII secolo i dipinti shunga (disegni erotici tipici giapponesi) erano molto acclamati dagli amanti del genere, nel 1820 possiamo invece distinguere un primo approccio al disegno in stile Amano con Il sogno della moglie del pescatore di Katsushika Hokusai, stampa rappresentante una donna in preda alla goduria causatale da due piovre.
Le forti immagini di Amano rappresentano un vero e proprio percorso all’interno di quella che è non solo la natura umana, ma soprattutto quella animale in relazione all’uomo, esplorando il corpo umano internamente ed esteriormente; i corpi di quelle donne, i loro seni, le loro forme, sono il background, l’accessorio, l’oggetto.