Nelle città di oggi è possibile imbattersi in grandi edifici che in passato hanno suscitato sentimenti di disprezzo: alte ciminiere dalle quali uscivano senza tregua interminabili serpenti di fumo seguiti da un rumore e un battito che durava tutto il giorno, generando una triste atmosfera di miasmi e di gas che avvolgeva le città in un velo grigio sino a farle scomparire.
Eppure, nonostante la meschina esistenza presente e passata, oggi è impossibile non essere affascinati dagli edifici industriali dismessi. Dove si sublima la bellezza grezza della matericità che li genera, com’è accaduto nell’area portuale di Copenaghen. Lo studio danese COBE ha trasformato un silo dismesso in un edificio residenziale, diventando il polo di riferimento della riqualificazione post-industriale del quartiere.
L’ex-silo, utilizzato originariamente come granaio, è caratterizzato dalla forma lunga e stretta per un’altezza complessiva di 62 metri. L’anima in calcestruzzo è stata conservata interamente e, al suo interno, l’intervento ha conservato l’integrità originaria del manufatto. Aggiungendo le nuove funzioni pubbliche e private. Il piano terra e l’ultimo livello dell’edificio sono aperti al pubblico, rispettivamente con ambienti reversibili destinati ad eventi occasionali e un ristorante circondato da vetrate dal quale si può ammirare la vista panoramica di Copenaghen; i restanti livelli sono invece adibiti ad uso residenziale.
La composizione, in pianta e in alzato, è ordinata da unità modulari quadrate e suoi sotto-moduli che, in facciata, acquistano una nota dinamica attraverso l’alternanza degli elementi che la generano. La struttura in calcestruzzo è stata incisa da nuove bucature e rivestita in acciaio zincato, il quale crea una superficie scultorea dotata di sporgenze sfaccettate con balconi alternati. Si generano ombre complesse che conferiscono diversi piani di profondità al prospetto, concluso dalla scatola in vetro dal quale ammirare il panorama. Il nuovo involucro è uno scudo climatico, adatta gli spazi alle esigenze degli standard abitativi, ma soprattutto offre un nuovo volto all’antico granaio. Testimonianza tangibile del cambiamento urbano, non dimentica il passato industriale.
Anche l’interno si lavora sulla memoria dell’edificio, le cui abitazioni presentano una spazialità unica, generata dalla precedente funzione di manipolazione e conservazione del grano. L’edificio conta 17 piani nei quali si distribuiscono 38 unità abitative singole o su più livelli, dalle dimensioni variabili tra i 106 mq e 401 mq, con altezze che raggiungono i 7 metri. Il paramento interno coincide con il materiale originario in calcestruzzo, il quale intrappola nel suo carattere industriale grezzo, le ampie finestre che inquadrano il paesaggio della città e del suo cambiamento.