Piercarlo Quecchia ha fotografato in Sound Mirrors’ Portraits i superstiti tredici specchi acustici, realizzati durante la prima guerra mondiale come difesa aerea, diffusi lungo le coste sud e orientali dell’Inghilterra che costituiscono una rara testimonianza storica e scientifica nonostante il loro evidente stato di abbandono, non solo fisico, ma anche della memoria.
Il progetto fotografico vuole essere una forte testimonianza per portare all’attenzione queste strutture di grande impatto visivo come un prezioso patrimonio storico-culturale, riconciliandoli con la dignità e il valore che meritano, per non dimenticare.
“La necessità di essere posizionati vicino alle coste soprattutto in zone sopraelevate, la forte materialità del calcestruzzo e le loro dimensioni enormi ne fanno strutture spettacolari ed estremamente affascinanti, in grado di dominare l’intero paesaggio circostante.”
La Gran Bretagna fu coinvolta in un progetto di difesa acustica che consentisse di prevedere l’arrivo degli aerei nemici tramite dei dispositivi di ascolto. La ricerca si concentrò sullo studio della fisica acustica e delle proprietà riflettenti delle superfici rigide. Fu il Maggiore W. S. Tucker, agli inizi degli anni ’10 del secolo scorso, che ne sviluppò il progetto ideando strutture in cemento a forma di parabola rivolte verso il mare, con diametro compreso tra i 15 e i 30 piedi, all’interno delle quali era posto un microfono. In grado di captare il rumore degli aerei fino a 25 miglia di distanza, concedevano all’artiglieria inglese circa 15 minuti per prepararsi all’imminente attacco.
I primi specchi acustici vennero realizzati verso la fine della Prima Guerra Mondiale in Kent: a Joss Gap ne venne innalzato uno orientabile avente diametro di 15 piedi; a Dover uno delle stesse dimensioni e poi a Hythe, ad Abbots Cliff ed infine a Denge, presso quello che sarebbe poi diventato il quartier generale per l’istituto sperimentale della difesa aerea.
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