Siamo in un sogno surreale e percepiamo le immagini di Fabio Bolinelli dentro un silenzio che avvolge sensi e fantasie. Camminiamo su superfici ghiaiose e polverose, su marmi specchianti che riflettono luci fosche, su terre opache dove poggiano azzurri di cieli evanescenti.

Mutano le sensazioni di questi nostri passi che affondano o scivolano sopra suoli sempre diversi e infrangono quell’inquietante quiete immutata nel tempo. Percezioni tangibili in spazi astratti.
Il nostro cammino è un tragitto eterno, quelle architetture auliche e trasognanti sono irraggiungibili.

Architetture Ideali, inarrivabili come perfetti modelli mentali e spirituali.
In questo titolo è racchiuso tutto il percorso di ricerca che Fabio Bolinelli intraprende ogni volta in quel suo peregrinare come viaggiatore errante, un viaggio dell’anima che trascende la realtà e cristallizza quelle reali architetture di umana fattura in ideali architetture di simulacri senza tempo.

Non hanno più peso quelle Architetture Ideali, potrebbero alzarsi in volo con un soffio, non hanno più spessore quei muri leggeri come un nulla, non hanno più pioggia quelle nuvole immobili e se arrivasse il vento tutto potrebbe librarsi nell’aria e sparire e queste immagini sarebbero un sogno.
Architetture Ideali giunte da altri luoghi e appoggiate in “altri dove” che non conosciamo, architetture traforate che incorniciano una luna che è un’altra luna, giochi sapienti di luci e prospettive, libertà creativa senza fine che ci incanta come una favola.

E poi surrealismo senza tempo, metafisica dechirichiana, “Le città invisibili” di Italo Calvino e quei cieli tormentati dove immaginiamo l’angelo di Wim Wenders.
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